Adottata a Nairobi in Kenya, il 22 maggio 1992, e aperta alla firma dei paesi durante l’Earth Summit di Rio de Janeiro nel giugno 1992, la Convenzione rappresenta un protocollo d’intesa, con il quale i leader mondiali si sono accordati per promuovere una strategia globale per la conservazione della diversità biologica, l'uso sostenibile delle sue componenti e la giusta ed equa ripartizione dei vantaggi derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche. A oggi è stata ratificata da 192 paesi, in Italia nel 1994 con la legge 124.
La biodiversità, o diversità biologica, è definita dalla Convenzione sulla Diversità Biologica come “la variabilità fra organismi viventi di qualunque origine, inclusi, tra l'altro, quelli terrestri, marini e gli altri ecosistemi acquatici e i complessi ecologici dei quali questi sono parte; questo comprende la diversità all'interno di una specie, tra le varie specie e degli ecosistemi”. Una varietà biologica frutto di bilioni di anni di evoluzione dovuta a naturali processi e, in modo crescente, all'influenza dell’attività umana.
Gli scienziati calcolano che ci possano essere approssimativamente 13 milioni di specie sulla terra. Il rischio di estinzione di molte di queste ha portato, nell'aprile 2002, all’accettazione entro il 2010 da parte di tutti gli stati firmatari, di un piano strategico per la significativa riduzione del tasso attuale di perdita di biodiversità, a vantaggio di tutta la vita sulla terra. Questo obiettivo è stato poi approvato dal Vertice mondiale sullo Sviluppo sostenibile (il Summit "Rio+10") a Johannesburg, sempre nel 2002 e dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. È stato anche incorporato tra gli obiettivi delineati nel Millennium Development Goals–Ensure Environmental Sustainability.
Ma anche se la difesa della biodiversità rappresenta quindi una preoccupazione globale, la terza edizione del Gbo conferma che i governi in tal senso hanno fallito. Nessuna delle misure definite dal piano d'azione per il raggiungimento dell'Obiettivo biodiversità 2010 è stata raggiunta in maniera definitiva, sebbene in alcuni stati lo sia stato parzialmente.
Il rapporto della Cbd, che si basa sulle valutazioni della letteratura scientifica e sulle analisi degli indicatori della biodiversità condotta da un team di scienziati ed esperti nominati da governi degli Stati firmatari, organismi internazionali e Ong, mostra tendenze sfavorevoli per la biodiversità:
- Le specie già in pericolo sono mediamente più a rischio di estinzione. Gli anfibi affrontano il rischio maggiore, mentre lo stato delle specie di coralli è quello che si deteriora più rapidamente. Quasi un quarto delle specie vegetali censite va verso la scomparsa.
- L'abbondanza di specie di vertebrati (mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci), sulla base delle popolazioni valutate, è sceso quasi di un terzo tra il 1970 e il 2006 e continua a diminuire a livello mondiale, con perdite particolarmente forti soprattutto nelle zone tropicali e tra le specie di acqua dolce.
- Gli habitat naturali in molte parti del mondo continuano a diminuire, anche se vi sono stati progressi significativi nel rallentamento del tasso di perdita per le foreste tropicali e le mangrovie, in alcune regioni. Le zone umide d'acqua dolce, gli habitat dei ghiacciai marini, le paludi salate, le barriere coralline, la vegetazione sottomarina e le popolazioni di molluschi e di crostacei sono tutti minacciati dall’estinzione.
- Anche l’ampia frammentazione e il degrado delle foreste, dei fiumi e degli altri ecosistemi hanno portato alla perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici.
- La diversità genetica delle specie coltivate e allevate continua a declinare nei sistemi agricoli.
- Le cinque principali pressioni che conducano direttamente alla perdita di biodiversità (cambiamento di habitat, eccessivo sfruttamento, inquinamento, introduzione di specie non autoctone e cambiamenti climatici) sono costanti o stanno accrescendo la loro intensità.
- L'impronta ecologica dell'umanità è superiore alla capacità biologica della terra da un più ampio margine rispetto al momento in cui è stato fissato l'obiettivo del 2010.
“Stiamo perdendo biodiversità a un ritmo mai visto nella storia, il tasso di estinzione delle specie è mille volte più alto del normale” spiega Ahmed Djoghlaf, segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica. “Se i mercati azionari mondiali avessero avuto le stesse perdite che sta subendo la natura, ci sarebbe il panico e sarebbe già stato deciso un piano d'intervento” prosegue Djoglaf.
I risultati del rapporto saranno la base di discussione del Summit Internazionale Convenzione sulla Biodiversità (CBD) in programma a Nagoya, in Giappone, nel mese di ottobre, che dovrà riprogrammare il nuovo piano d’azione, con una visione globale a lungo termine affiancata da una missione a breve/medio termine, con obiettivi misurabili, realizzabili e limitati nel tempo e basati su valutazioni scientifiche.
Concludiamo con un estratto del discorso di accettazione pronunciato da Wangari Maathai, durante la consegna del Nobel per la pace, vinto nel 2004 grazie al suo lavoro per l'ambiente e i diritti della donna.
“Le attività che devastano l'ambiente e le società continuano a non diminuire. Oggi ci troviamo di fronte a una sfida che richiede un cambiamento nel nostro modo di pensare, così che l'umanità smetta di minacciare il suo sistema di supporto alla sopravvivenza. Siamo chiamati ad assistere la terra per guarire le sue ferite {…} e ad abbracciare la creazione intera in tutta la sua diversità, bellezza e meraviglia. Ciò accadrà se noi vedremo la necessità di rianimare il nostro senso di appartenenza a una più grande famiglia, con la quale abbiamo condiviso il nostro processo evolutivo”.
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