La perdita di biodiversità costa sia in termini di sostenibilità ambientale sia in termini di sostenibilità economica. Nel 2050 la distruzione della biodiversità terrestre potrebbe costare all’Europa, come documentato dal prestigioso studio COPI (The cost of policy inaction), circa 1.100 miliardi di euro l’anno, circa il 4% del PIL europeo.
Eppure in Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente o indirettamente dai sistemi naturali, ma il budget europeo direttamente dedicato alla conservazione della natura è appena lo 0.1%. L’Europa da sola consuma risorse equivalenti a oltre due pianeti secondo il metodo di calcolo dell’impronta ecologica e nasconde il proprio debito dietro le risorse naturali, come legno, pescato, prodotti agricoli e alto utilizzo dell’acqua, che le vengono fornite dai paesi che ne sono ricchi.
Una crescita intelligente e sostenibile, anche nel nostro paese, deve per forza passare attraverso la difesa della biodiversità e dunque il documento che verrà prodotto nei prossimi giorni, la Strategia Nazionale sulla Biodiversità, frutto di un primo giro di consultazioni a livello territoriale e che dovrà passare il vaglio delle Regioni, dovrà ispirarsi a questo principio.
La Strategia, secondo il WWF Italia si deve basare su due pilastri fondamentali: l’utilizzo della migliore conoscenza scientifica disponibile e il coinvolgimento di tutti gli attori socio-economici protagonisti della perdita di biodiversità, ma anche delle politiche che devono arrestare tale perdita. Ma affinché il testo della Strategia diventi efficace il WWF Italia ha predisposto un DECALOGO di elementi irrinunciabili, primo fra tutti, il principio per cui non si può concepire alcuna politica di settore senza includere la biodiversità a partire da quelle che riguardano le periferie delle nostre città per superare il principio che la biodiversità si tutela ‘solo’ nelle aree di pregio (parchi, riserve).
La biodiversità dietro casa
Il WWF Italia ricorda che l’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche) 12.000 specie floristiche (13.5%) endemiche. Molto di questo patrimonio si sta perdendo: attualmente sono a rischio il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce.
“La Conferenza Nazionale per la Biodiversità per il WWF è un passaggio fondamentale che il nostro paese aspettava dal 1994, ovvero, dalla ratifica da parte del Parlamento della Convenzione Internazionale sulla Biodiversità – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia che oggi interverrà nella sezione pomeridiana della Conferenza – . Un giro di boa che vedrà come vero fulcro del dibattito l’art. 6 della Convenzione Internazionale, ovvero la necessità di includere la conservazione della biodiversità all’interno di tutti gli strumenti di pianificazione economica e sviluppo, dall’agricoltura al turismo all’industria nazionali e regionali, tenendo in conto sia gli impatti negativi sulla natura che derivano da queste attività, sia delle grandi potenzialità che la natura rappresenta per tutti i comparti e anche per vincere le tre grandi sfide dei cambiamenti climatici, della gestione delle risorse idriche e della tutela della biodiversità”.
Per il WWF attore fondamentale nel processo di definizione e attuazione della Strategia sono le Regioni che dovranno gestire i temi della Strategia nel momento in cui confluiranno nelle politiche di settore, nelle attività economiche e nella gestione del territorio. Per questo torna prioritario il tema del “federalismo ambientale” come forte richiesta da parte delle Regioni per avere maggiori poteri nella gestione delle politiche ambientali sul territorio.
A oggi le Regioni, che dovranno approvare la nuova bozza di Strategia definita dalla Conferenza nazionale, hanno una posizione molto critica perché ritengono di non essere state sufficientemente coinvolte nell’elaborazione della Strategia e che non sia adeguatamente riconosciuto il loro ruolo centrale nella futura attuazione della Strategia. Se infatti da un lato l’art. 117 della Costituzione attribuisce allo Stato la competenza legislativa esclusiva in materia di “Tutela dell’ambiente e degli ecosistemi”, dall'altro la Corte Costituzionale ha chiarito che la tutela ambientale è un valore trasversale a cui tutte le Istituzioni devono attendere nell’ambito delle proprie competenze. Risulta pertanto evidente che nel nostro Paese una adeguata attuazione della Convenzione Internazionale sulla Biodiversità può avvenire solo attraverso una leale collaborazione dello Stato, Regioni e gli altri Enti territoriali.
Investire in natura
Ogni politica ha necessità di finanziamento e pertanto sarebbe una grave contraddizione se il nostro Paese, nel momento in cui si dota di una Strategia Nazionale sulla Biodiversità, continuasse a tagliare risorse e finanziamenti in questo settore. Il WWF chiede di più, le aree protette hanno bisogno di più di quanto oggi non viene attribuito, le politiche di conservazione hanno bisogno di maggiori mezzi. Per questo auspichiamo che nel 2010 venga adottato uno strumento finanziario in grado di assicurare specifiche risorse per la promozione e l’implementazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità.
Le Regioni dovrebbero dirottare questi fondi per difendere la biodiversità e fare in modo che altri investimenti sul territorio non “distruggano” ciò che di buono viene fatto per la sua tutela (infrastrutture devastanti, cementificazione di aree agricole, etc.) .
Leoni conclude: “Siamo consapevoli del forte ritardo culturale del nostro paese su questo tema: non a caso il WWF ha sollecitato con caparbietà i Ministri dell’Ambiente degli ultimi tre Governi che si sono succeduti, di maggioranze politiche diverse. La Conferenza poi arriva oggi in un momento cruciale, dopo il preoccupante fallimento a livello internazionale ed europeo degli obiettivi 2010: arrestare o rallentare in modo significativo la perdita di biodiversità del pianeta e nei 27 Paesi dell’Unione Europea. Arriva in un momento delicatissimo: alla vigilia della definizione di nuove strategie a livello globale e comunitario. La Conferenza oggi permette di recepire elementi di novità rispetto ad un approccio più tradizionale in tema di conservazione della biodiversità. È una sfida che non possiamo permetterci di perdere”.
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