L’incidente è avvenuto 70 chilometri a est della Great Keppel Island – un paradiso al largo della costa orientale del Queensland che ospita centinaia di specie marine protette e coralli molto pregiati – dove, urtando a tutta velocità la barriera corallina, il cargo ha rotto un serbatoio da cui sono fuoriuscite tre-quattro tonnellate di petrolio, formando una scia di tre chilometri.
“La situazione resta preoccupante e la minaccia per la Grande barriera corallina è grave”, ha dichiarato il primo ministro australiano Kevin Rudd dopo aver sorvolato la località nel nordest dell’Australia. “Dal mio punto di vista, è scandaloso che una nave possa trovarsi nella Grande barriera corallina. È il bene naturale più prezioso d’Australia e qualsiasi minaccia a suo carico è particolarmente grave”, ha aggiunto Rudd, che si è impegnato a punire i responsabili. Intanto, il primo ministro del Queensland, Anna Bligh, ha comunicato che i proprietari della nave cinese rischiano una multa che può arrivare fino a 920mila dollari statunitensi.
Sabato scorso, lo Shen Neng I, proveniente dal porto australiano di Gladstone e diretto in Cina, probabilmente per risparmiare ha tentato di percorrere una difficile e illegale scorciatoia attraverso la Grande Barriera corallina australiana. L’ipotesi della scorciatoia non è stata ancora confermata dalle autorità, che hanno avviato tre distinte inchieste sull’incidente.
Da molti anni gli ambientalisti si battono perché siano previste patenti speciali per navigare nei canali della zona. L’incidente verificatosi sabato scorso non è infatti il primo episodio che minaccia l’esistenza della Grande Barriera, uno dei maggiori rifugi universali di natura incontaminata ma anche uno dei più delicati ecosistemi del Pianeta. Questo paradiso terrestre, infatti, è già stato messo in pericolo nel gennaio 2006 da una nave da carico coreana che disperse 25 mila litri di carburante pesante nelle acque del Queensland.
D’altra parte, come ha comunicato la direttrice del dipartimento conservazione del Wwf in Australia, Gilly Llewellyn, quello di qualche giorno fa è il terzo grosso incidente internazionale che negli ultimi quattro anni ha visto coinvolta la China Ocean Shipping Company (Cosco), società proprietaria del cargo Shen Neng I: a San Francisco nel 2007 e in Norvegia nel 2009.
In entrambi i casi la perdita di carburante in mare ha provocato ingenti danni ambientali.
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