Resta però un fatto: ne produciamo sempre troppa di questa spazzatura, per quanto attento sia il nostro differenziare e per quanto etico sia il nostro approccio verso gli ecosistemi. Allora, se in casa si toccano comunque picchi notevoli di roba accumulata, se si ha una coscienza ecologica particolarmente spiccata e se si possiede una discreta dose di fantasia e creatività, ecco quindi che si hanno anche gli strumenti per ridurre sensibilmente il proprio bagaglio di rifiuti.
Esiste questa cosa curiosa, relativamente nuova ed abbastanza geniale chiamata riciclo creativo. Se a monte della differenziata si pensasse a quanto ancora hanno da dirci quell’involucro, quella bottiglia, quell’elettrodomestico che vorremmo smaltire, avremmo sacchetti di spazzatura più leggeri. Potremmo addirittura non averne affatto.
Il riciclaggio artistico, o creativo che dir si voglia, non è pura e semplice arte d’accatto, ma un vero e proprio stile di vita che ha come scopo quello di ridurre l’impronta ambientale di chi lo abbraccia; un simpatico intrattenimento per i bambini che da un lato imparano ad acquisire una coscienza ecologia e dall’altro allenano il cervello, divertendosi.
Tomislav Radovanovic, insegnante serbo di matematica, giunto all’età della pensione ha pensato bene di costruirsi una casa fatta di bottiglie di plastica, materiale alternativo, altamente isolante e soprattutto economico.
Vi siete mai seduti su una poltrona di cartone? Avete mai usato un imbuto come appendiabiti o un copertone come portariviste?
Avete mai ricavato portapenne da un elenco telefonico?
Il riciclaggio creativo, non è tanto un’intuizione geniale fine a se stessa, quanto la consapevolezza che la riduzione degli sprechi passa anche attraverso l’arte. Ma l’arte, capiamoci bene, non è solo quella delle mostre; è anche quell’atto quotidiano arguto ed intuitivo in grado di intravedere, oltre l’immediatezza delle cose, una nuova utilità negli oggetti che non sembrano averne più una.
Ancora di più, l’arte diventa uno strumento di comunicazione potente attraverso il quale lanciare messaggi forti, distribuire consapevolezza, educare ad un consumo critico, consapevole, ad una coscienza ecologica robusta .
Una bottiglia di plastica per distruggersi ci mette 450 anni in mare, da 100 a 1000 anni sulla terra; un giornale 6 settimane in acqua, da 4 a 12 mesi sulla terra; un contenitore di polistirolo, invece, ci impiega 50 anni.
In tutto ciò i rifiuti hanno il tempo di insozzare l’universo, costituirsi isole galleggianti, il cosiddetto Pacific Trash Vortex (2500 Km di lunghezza per 30 metri di profondità, composto per l’80% da plastica), mietere vittime e corrompere ecosistemi.
Se si fosse invece in grado di pensare nuove funzioni per i nostri rifiuti, ce ne sarebbero in giro molti di meno; quell’abominio che si aggira intorno ai 100 miliardi di Kg di plastica, il 10% dei quali finisce in mare ed il 70% si deposita sui fondali oceanici, potrebbe ridursi evitando conseguenze drammatiche alla fauna marina ed al suo habitat.
Il riciclaggio creativo, forse, non sarà la risposta, ma una risposta, tra le tante valide, possibile.
È sorprendente vedere quello che si può ricavare dalle cose più disparate.
Nel nostro piccolo ci proviamo anche noi del laboratorio Bazart, concept project, tutto all’insegna dell’ecologia, del rispetto per la natura, il riciclo, l’utilizzo di materiali naturali. Ma molti e più qualificati sono i contributi che possiamo stanare dalla rete.
Ci sono Objectbis blog e El mundo del reciclaje, spagnoli, nemici giurati dell’Ikea che al taglio indiscriminato di alberi contrappongono mobili di design ricavati dal cartone, dalla plastica, dalle cassette per la frutta, dai pezzi di vecchi elettrodomestici, dalle lattine delle conserve; Esprit récup, francese, più sbarazzino, per gli accessori dai portamonete ricavati da vecchie musicassette agli orologi da muro ricavati da vecchi vinili.
Navigando, ogni giorno ne vengono fuori di nuovi e sempre più intuitivi. Allora perché non provarci, ognuno nel proprio piccolo, ad andare oltre la raccolta differenziata, a dare un senso nuovo ai rifiuti, a non chiamarli spazzatura che in sé ha il nocciolo della cosa inutile, inservibile, ma, come fanno le donne di Tacarigua de la Laguna, in Venezuela, “materia prima secondaria”, da cui si può ancora trarre qualcosa di buono.
GUARDA ANCHE SU ECOZOOM TV:
- Rifiuti in cerca di autore by Salerno in Arte
- Metalriciclo 2009, by Manuli79
Rifiuto Riduco e Riciclo per Vivere Meglio
dall'emergenza rifiuti in campania alla verità sugli impianti di incenerimento. dalla raccolta... Continua... |
Smaltire e Riciclare i Rifiuti
Ti sei mai chiesto che cosa succede a quello che buttiamo nella spazzatura e nei cassonetti della raccolta... Continua... |
Al link che vi posto ci sono una miniera di idee veramente geniali!
http://ri-creazione.libero.it/
DIVERTITEVI!