Vivono tutta la vita al fianco del non vedente, quasi sempre anziano, a cui sono stati affidati. Non lo abbandonano mai, lo accompagnano per strada, alla moschea, al mercato, a chiedere l’elemosina, ovunque.
Li chiamano “bambini guida” e nel Mali si incontrano dappertutto, essendo endemici i problemi alla vista in questo Paese. Sono facili da riconoscere: camminano dietro o davanti l’anziano cieco, a volte si tengono per mano, più spesso reggono ognuno un’estremità di un bastone.
Di norma, il bambino o la bambina sono i nipoti della persona da accompagnare, ma nelle zone più povere e desertiche non sono rari gli esempi di genitori che vendono uno dei loro figli o lo cedono affinché riceva vitto e alloggio. Se l’anziano infatti “ruba” la loro infanzia, ha almeno l’obbligo di provvedere ai loro bisogni più elementari. Banale dirlo, per questi bambini non è possibile andare a scuola. Vero è che studiare qui è un lusso per pochi.
Nel Mali l’aspettativa di vita è di 48 anni, mentre un bambino su cinque non arriva al quinto anno di età. Gli anziani sono quindi considerati un bene prezioso per la comunità, ne custodiscono la storia e le tradizioni orali.
Nell’ospedale di Mopti, i medici italiani della missione umanitaria “Ridare la luce” dal 2004 operano gratuitamente e spesso restituiscono la vista ai ciechi. I malati arrivano a centinaia, anche dai villaggi più remoti, e si accampano nel cortile aspettando il proprio turno.
Nella maggior parte dei casi, quando gli interventi vanno a buon fine, nonostante gli anziani potrebbero tornare a casa senza guida, i bambini continuano spontaneamente a sorvegliarli, a fare quello che hanno sempre fatto.
Compagni inseparabili, silenziosi, affidabili, che agli occhi degli Occidentali appaiono naturalmente come bambini sacrificati alla loro infanzia, ai loro diritti, al limite della schiavitù. Dall’altra parte si tratta di una consuetudine fondata su una logica sociale condivisa per i maliani, nella cui società diventare un bambino-guida può non essere il peggio.
24 Giugno 2009 - Scrivi un commento