Svanita quindi la grande preoccupazione degli oppositori, così come il loro isolamento. Ai volontari delle associazioni ambientaliste, a lungo rimasti completamente soli nella battaglia contro quello che ritengono un cavallo di Troia (abusivo) per il ritorno del nucleare in Italia, erano occorse settimane per raccogliere faticosamente i 4.000 euro necessari a presentare il primo ricorso, al Tar del Piemonte, che ha accolto le osservazioni avanzate: creare un deposito di scorie radioattive a Bosco Marengo sarebbe pericoloso e illegittimo, perché in contrasto con la legge del 2003 che impone lo stoccaggio di materiali radioattivi in un unico sito nazionale protetto, che ancora non è stato individuato.
Di fronte al primo (inatteso) successo degli ambientalisti alessandrini, sostenuti da associazioni come Medicina Democratica, Legambiente, Pro Natura e Movimento per la Decrescita Felice, il governo ha ottenuto facilmente il trasferimento del giudizio a Roma: il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta formulata dalla Sogin, ex Fabbricazioni Nucleari (Enea), società che gestisce il sito di Bosco Marengo dove sono stoccati 550 fusti di materiale radioattivo. “Una decisione così repentina ci aveva messo in difficoltà”, ammette Lino Balza: “Si trattava di trovare 20.000 euro in pochi giorni, per poter sostenere anche a Roma le nostre ragioni, peraltro già confortate dal giudizio del Tar del Piemonte, a noi favorevole”.
La partita è quindi riaperta: contro ogni pronostico, il 16 giugno gli ecologisti saranno in grado di affidare le loro ragioni all’avvocato Mattia Crucioli di fronte al Consiglio di Stato, per cercare di bloccare i lavori di smantellamento della Sogin di Bosco Marengo, che il governo (con in consenso del Comune, della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria) vorrebbe trasformare nella prima discarica nucleare d’Italia, anche se l’impianto non ha le caratteristiche previste dalla legge, che impone che le scorie radioattive siano “sepolte” in assoluta sicurezza in un deposito speciale, che in Italia non è ancora stato trovato.
“La partita che si gioca a Bosco Marengo, infatti, non è su un campetto di periferia ma condizionerà il rilancio del nucleare in Italia”, avverte Balza. “L’hanno capito le popolazioni degli ex impianti nucleari e delle nuove sedi ipotizzate, gli antinuclearisti italiani tutti”. Proprio per la pericolosità relativa del materiale custodito dalla Sogin, affermano gli ecologisti, si conta di abilitare Bosco Marengo in modo abbastanza agevole, trasformandolo in discarica nucleare autorizzata, ancorché “temporanea”, in attesa del sito nazionale per lo stoccaggio atomico.
“Un escamotage - accusano gli ambientalisti - per rinunciare per sempre al sito nazionale idoneo e, intanto, una volta superata la prova di Bosco Marengo, legalizzare come “discariche temporanee” gli altri siti nucleari italiani: cosa che permetterebbe il ritorno dell’Italia alla produzione di energia nucleare, mediante un cavillo burocratico”. Un “cavillo”, per di più, nascosto tra i faldoni di un piccolo dossier, che testimonia una controversia apparentemente minuscola e provinciale, lontana dai media e dall’agenda politica nazionale.
Ora, invece, tutto cambia: il guastafeste Beppe Grillo, uno dei più noti blogger del mondo, reduce dall’audizione al Senato nella quale ha accusato i parlamentari di essere condannati dalla storia, proponendo un disegno di legge per la “bonifica” delle Camere dalla presenza di individui nei guai con la giustizia, è sceso in campo personalmente per salvare la vertenza anti-nucleare che, partendo in sordina da Alessandria, in realtà coinvolge l’intera questione del ritorno del nucleare in Italia.
Doppio risultato, dunque: la possibilità di continuare a combattere la battaglia legale per l’ambiente, affrontando il “secondo round” del 16 giugno al Consiglio di Stato dopo la prima vittoria al Tar del Piemonte, e la possibilità concreta di ottenere finalmente la giusta visibilità, grazie all’impegno diretto del più importante mattatore mediadico italiano. “Auspichiamo che ora Beppe Grillo, che ha salvato la nostra battaglia, si ponga alla guida di questa vertenza nazionale: col suo riscontro mediatico è una garanzia, anche in prospettiva”, dice Lino Balza. “Intanto, continuiamo a contare anche sulle nostre forze, raccogliendo versamenti. Nel frattempo, ci auguriamo che anche i grandi partiti e le associazioni nazionali, che a parole si dicono contro il nucleare, passino dalle parole ai fatti”.
Articolo tratta da www.libreeidee.org
Fermiamo Mr. Burns
![]() 1987: con un referendum abrogativo gli italiani dicono no al nucleare.2007: nonostante la decisione del... Continua... |
Le Energie del Futuro
![]() oggi il 62% della produzione di energia mondiale proviene dal petrolio e dal gas naturale. alla fine di... Continua... |
Energia Nucleare
![]() Scritto per informare il grande pubblico, almeno nelle linee generali, riguardo un tema che ha forte... Continua... |
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/basso_piemonte/2009/07/02/AMlt2SiC-bonifica_continuare_nucleare.shtml
Ex sito nucleare Fn, la bonifica può continuare
02 luglio 2009 | Daniela Terragni
Il consiglio di Stato ha detto sì, la decommisioning dell’ex stabilimento Fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo può continuare: questione di urgenza. Ma la partita non è ancora finita: resta ancora da stabilire se l’opera di smantellamento totale sia legittima. E a farlo sarà in ottobre il Tar Piemonte o quello del Lazio: la competenza è ancora incerta, in attesa di leggere la sentenza del Consiglio di Stato che la definirà. Il fatto certo, in attesa dell’ufficialità della sentenza, attesa nelle prossime ore, è che l’altro ieri il tribunale di secondo grado della giustizia amministrativa, il Consiglio di Stato, ha confermato l’ordinanza di continuazione dei lavori a scopo cautelativo.
Aspettano l’ufficialità della sentenza, la Sogin, è l’ente incaricato alla bonifica nazionale, e gli enti locali. «E’ stato recepito il fatto – dice invece il sindaco di Bosco Marengo, Angela Lamborizio – che lasciare i lavori a metà avrebbe generato altri pericoli e questo fa ben ben sperare nella bonifica totale. Sappiamo che Bosco non sarà mai più sito nucleare : la normativa stabilisce che il sito denuclearizzato diventa sito convenzionale».
La priorità, di pari passo con la bonifica che dunque va avanti, per Regione, Provincia, Comune è l’individuazione del sito unico nazionale: altrimenti l’area ex nucleare di Bosco non sarà destinata ad altra attività.
La decommissioning è ritenuta illegittima dalle associazioni ambientaliste (sono loro ad aver presentato il ricorso che ha generato le vertenza amministrativa ancora in atto) che in assenza del deposito nazionale temono che la cementificazione con isolamento temporaneo in loco dei materiali contaminati si trasformi in deposito a tempo indeterminato in grado di accogliere le scorie provenienti dagli altri siti. Un’idea giudicata fantascientifica per Sogin e gli enti locali.
La storia: il 23 maggio il Tar del Piemonte ha accolto la sospensiva ai lavori chiesta dagli ambientalisti, il 28 maggio il Consiglio di Stato ha invece accolto il contro ricorso della Sogin ordinando il riavvio dei lavori per motivi di urgenza e adesso l’ordinanza conferma quel primo via libera. In attesa, come detto, della sentenza definitiva sul merito della vicenda.
Resta da chiarire di chi è la competenza a decidere sul merito: Lino Balza di Medicina Democratica ritiene «evidente il tentativo di spostare la sede di giudizio al tar del Lazio, cioè in una sede più vicina alle sedi politiche. Sogin ha motivato che il problema non è piemontese, ma di rilevanza nazionale, contraddicendosi rispetto alle dichiarazioni precedenti».
«Chi promuove la sospensione – ha già detto Sogin, forte dell’appoggio della consulta nazionale Anci formata dai comuni ex sito- deve spiegare per quali ragioni sia preferibile lasciare gli impianti e i rifiuti nelle condizioni attuali anziché procedere al loro smantellamento ed allo stoccaggio temporaneo nei siti».