Greenpeace denuncia la frenesia ideologica che guida la riapertura del nucleare nel nostro Paese: il Governo Berlusconi, infatti, propone al Parlamento una strategia di stampo “sovietico”, basata su un approccio autoritario alle scelte di localizzazione, in spregio delle direttive europee e delle prassi internazionali. Tanto le normative già in vigore quanto quelle in discussione (il DDL 1195) introducono elementi di militarizzazione nella gestione delle scorie e nella localizzazione dei siti, minimizzando le garanzie del sistema di controllo di sicurezza.
Grazie a questa impostazione, il tentativo del 2003 di portare le scorie italiane a Scanzano Jonico verrà ripetuto, ma con un quadro normativo rafforzato. Al contrario, Greenpeace chiede che il sito di Scanzano Jonico venga ripristinato così com’era prima della proposta di deposito, eliminando ogni minaccia sul futuro ambientale e socioeconomico della Basilicata. La direzione è quella tracciata da Barack Obama. Proprio poche settimane fa, infatti, il presidente Usa ha fermato il programma del deposito di Yucca Mountain, in Nevada, unico progetto esistente di deposito geologico, dove in venti anni sono stati spesi 8 miliardi di dollari circa senza aver risolto i numerosi problemi.
Dopo sessant’anni di ricerca, tutti i problemi del nucleare rimangono ancora irrisolti: dalla gestione delle scorie alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di Uranio agli altissimi costi di costruzione. Un ritorno dell’Italia al nucleare non servirà neppure per tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento al 2020, in quanto i reattori non entrerebbero in funzione prima di quella data.
“La politica energetica dell’Italia va esattamente nella direzione opposta rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti rinnovabili”, afferma Francesco Tedesco, responsabile delle campagna Energia e Clima di Greenpeace.: “Assistiamo infatti al ritorno a scelte sporche e pericolose, come carbone e nucleare”.
“I pozzi di Scanzano vanno chiusi al più presto e la regione Basilicata deve annunciare pubblicamente che non è disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio”, conclude Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace.
20 Aprile 2009 - Scrivi un commento
Se il governo di Berlusconi decide e impone vuol dire che gli Italiani (una buona parte) lo vogliono.