In verità, sorso dopo sorso, non ci rendiamo conto di quanta acqua beviamo e di quanto inquiniamo quando optiamo per l’apparentemente innocua acqua in bottiglia. Nel precedente articolo ho citato alcune statistiche a livello italiano, ma quando alziamo lo sguardo all’intero pianeta la situazione lascia pietrificati.
1) La produzione. Ogni anno, nel mondo, si producono 154 miliardi di bottiglie d’acqua minerale.
Solo per la lavorazione della plastica di tali bottiglie si consumano 81 milioni di litri di petrolio e 600 miliardi di litri d’acqua.
In particolare la produzione di un chilo di plastica per bottiglie, denominata Pet (polietilen-tereftalato), richiede 2 chili di petrolio e 17 litri d’acqua, e rilascia nell’atmosfera 2,3 chili di anidride carbonica, 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di zolfo e 18 grammi di monossido di carbonio.
2) Il trasporto. Per trasportare 10.000 bottiglie di acqua minerale da 1,5 litri, un camion consuma 25 litri di gasolio ogni cento chilometri, che diventano 250 litri se ipotizziamo un percorso medio di 1000 chilometri, comprensivo di andata e ritorno del mezzo.
Effettuando i dovuti calcoli e le relative proporzioni, scopriamo che il viaggio di una sola bottiglia d’acqua dal produttore al rivenditore comporta il consumo di circa 6 litri di gasolio all’anno.
Aggiungiamo poi il carburante consumato: dai camion che trasportano le bottiglie vuote dall’azienda che le produce alla ditta che imbottiglia l’acqua; dagli acquirenti nel tragitto dalla propria casa al supermercato e ritorno; dai mezzi della nettezza urbana che le trasportano dai cassonetti agli impianti di smaltimento.
Se consideriamo che a livello mondiale il 75% delle acque in bottiglia consumate in ciascun paese proviene da altre nazioni, comprendiamo la portata dell’inquinamento che il trasporto dell’acqua determina nel pianeta.
3) Danni diretti per la salute. Se è ovvio che ogni forma d’inquinamento dell’ambiente si ritorce prima o poi sugli stessi inquinatori, meno considerato è il danno diretto che l’acqua assunta dalle bottiglie potrebbe produrre sul nostro organismo.
A conferma di quanto già noto da tempo, l’American Environmental Health Center di Dallas ha dimostrato attraverso recenti ricerche che il materiale utilizzato per le bottiglie d’acqua rilascia nel liquido che vi è contenuto alcune particelle (ftalati) dannose per la salute di chi assume quell’acqua. Tale rilascio viene aumentato dall’esposizione alla luce e al calore, eventualità assai comune durante il trasporto delle bottiglie e nello stoccaggio delle confezioni d’acqua, prima che vengano inserite negli scaffali dei negozi di alimentari e dei supermercati.
4) Il (mancato) riciclo. Mentre varie città americane si stanno mobilitando per sensibilizzare l’opinione pubblica sul pesantissimo impatto ambientale dell’utilizzo di acqua in bottiglia, l’organismo di controllo “Wordwatch Institute” ha denunciato il ridotto riciclo delle bottiglie in PET negli Stati Uniti: nel 2005 tale recupero aveva riguardato solo il 23% delle bottiglie, mentre 2 milioni di tonnellate di plastica proveniente da questi contenitori era finita nelle discariche.
Per quanto riguarda l’Italia, è ben noto il nostro ritardo nel campo della raccolta differenziata e del riciclo dei materiali. Ciò risulta particolarmente grave se focalizziamo l’attenzione sullo smaltimento delle bottiglie di minerale, in quanto esse non sono biodegradabili e, nell’ambiente, hanno una vita quasi infinita. Una volta introdotte nell’inceneritore, determinano l’immissione nell’atmosfera di composti tossici quali acido cloridrico, metalli pesanti e diossine, mentre oltre un terzo del rifiuto bruciato rimane sotto forma di ceneri, che contengono a loro volta composti tossici.
5) Perchè? Che cosa spinge un meccanismo così dissennato e in larghissima parte assolutamente inutile? Tutto appare chiaro se pensiamo che il business dell’acqua minerale è oggi di circa 100 miliardi di dollari l’anno e continua a crescere (dal 1978 ad oggi ha avuto un incremento del 2000%).
A fronte di ciò, oggi quasi un miliardo di persone nel mondo ha difficoltà ad accedere all’acqua potabile; secondo recenti previsioni le “guerre dell’acqua” saranno sempre più un flagello per i paesi in via di sviluppo, spesso a causa di privatizzazioni legate alla speculazione senza scrupoli sul primo bene cui l’uomo ha diritto.
6) Paradossi. Secondo gli studi di mercato, il target di riferimento per la pubblicità dell’acqua in bottiglia e’ un adulto tra i 18 e i 34 anni, appartenente alla classe media, istruito e attento alla salute: per questo soggetto bere acqua in bottiglia serve a sottolineare il suo essere trendy, in forma e consapevole di cosa occorra fare per mantenersi tale. Lo spot dunque lo blandisce e rinforza le sue convinzioni, calando un velo sulle conseguenze drammatiche che il gesto ormai ostentato di portare la bottiglietta d’acqua alla bocca rappresenta per il nostro mondo.
Vogliamo provare ad essere più intelligenti di chi vuole darci a bere tutto questo?
Maurizio Pallante, La decrescita felice, Editori Riuniti, Roma 2005
Metropoli contro l'acqua minerale. "Non bevetela, la bottiglia inquina" di L. Bignami (www.repubblica.it)
Lo scandalo dell’ acqua quotata in borsa, Ares 2000 (www.ares2000.net)