Sono i maiali di Smithfield Foods, il più grande produttore suino del mondo. Un gigante americano che ha iniziato ad espandersi nel ‘98 e ora possiede fabbriche in Messico, Cina, Gran Bretagna, Francia, Spagna, ed Europa dell’est, soprattutto in Polonia e in Romania.
Dove ha trovato il finanziamento necessario? Si è servito di milioni di euro di sussidi dell’Unione Europea. Il pretesto era quello di investire nell’innovazione agricola dei paesi dell’est.
Anche la Romania paga dei sussidi: ogni maiale vale 30 euro. Qui ogni anni Smithfield produce 600,000 suini (dall’allevamento alla macellazione per finire con l’esportazione) e riceve quindi 18 milioni di euro di sussidi nazionali all’anno.
In meno di cinque anni Smithfield si è aggiudicata non solo i sussidi europei, ma anche una certa influenza politica. In Polonia e Romania è riuscita a far eleggere politici ‘amici’ allontanando così l’opposizione. Grazie a questi aiuti in qualche anno è riuscita a creare una rete di granai, mattatoi e baracche contenenti ciascuna migliaia di maiali.
A questo ritmo di crescita però, Smithfield non sempre è riuscita ad ottenere i permessi ambientali necessari, e spesso non ha informato le autorità sulle morti dei maiali. Nel 2007 la febbre suina ha colpito tre dei loro allevamenti in Romania, due dei quali operavano senza permessi.
Per evitare l’espansione dell’influenza che ha colpito Cenei, a ovest della Romania, sono stati uccisi e bruciati 67.000 maiali, sia infetti che sani.
Quel tipo di influenza colpisce solo i maiali, ma alcuni scienziati dell’ONU di stanza in Messico hanno trovato elementi del virus suino nel codice genetico che sta alla base dell’influenza A (H1N1), che ha allarmato il mondo nell’ultimo mese.
I danni ambientali causati da Smithfield però, non si limitano all’influenza suina. Nell’ovest della Romania il business possiede quasi 40 allevamenti; si libera del letame iniettandolo nel terreno. “Stiamo impazzendo per gli odori”, afferma la direttrice di una scuola a Masloc, nel distretto di Timis.
Le fabbriche di Smithfield a Timis sono tra le principali fonti di inquinamento di terra e aria, afferma un rapporto del governo locale. Il metano presente nell’atmosfera sarebbe cresciuto del 65% dal 2002 al 2007.
Sorgono invece problemi per gli allevatori di suini locali, che non riuscendo a competere, cercano lavoro nell’edilizia oppure emigrano. In Romania sono diminuiti del 90%: da 477,030 nel 2003 a 52,100 nel 2007 (statistica dell’UE).
Simile è il destino di molti allevatori suini di Costa d’Avorio, Liberia e Guinea Equatoriale: i sussidi hanno aiutato Smithfield ad esportare gli scarti di maiale surgelato in Africa. Anche lì le salsicce vengono vendute a prezzi ridicoli, impedendo la concorrenza.
Perfino negli Stati Uniti Smithfield è riuscita a tagliare di un quinto i prezzi del maiale, permettendo ai consumatori di risparmiare in media 29 dollari all’anno.
Resta il dubbio se questi risparmi giustifichino i costi per ambiente e popolazioni locali.
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