Fermo restando il sistema attuale di autorizzazione degli Ogm, basato cioè sulla valutazione scientifica dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ogni Stato membro dell’Europa sarebbe lasciato libero di decidere se coltivare o meno sul proprio territorio gli ogm. Ciascun Paese, informerebbe la Commissione europea se intende applicare la coltivazione o vietarla su tutto il territorio nazionale o solo in parte.
Questa soluzione impone una revisione urgente sulle raccomandazioni in materia di coesistenza tra coltivazioni ogm, convenzionali e biologiche. L’Italia, per bocca del suo Ministro alle politiche agricole, Giancarlo Galan, ha fatto sapere in più occasioni di essere propensa a favorire un’intesa Stato-Regioni sulle linee guida di coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche, oltreché di arrivare alla definizione dei Protocolli di sperimentazione su coltivazioni ogm.
“In materia di Organismi Geneticamente Modificati – ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan – è urgente occuparsi della conclusione dell'iter per la stipula di un'intesa Stato-Regioni, in materia di Linee Guida di coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche, nonché la definizione dei Protocolli di sperimentazione".
"Oltre a queste due tematiche – ha continuato il Ministro Galan – si pone poi la questione relativa alle modalità di istruttoria delle numerose domande di autorizzazione alla coltivazione, presentate da circa 330 aziende agricole ai sensi del D. Lgs. 212/2001. Infatti, la legge ci impone di portare avanti le istruttorie, concetto che per altro ci è stato ricordato recentemente da una sentenza del Consiglio di Stato".
Pienamente favorevole con questa posizione è il presidente degli imprenditori di Confagricoltura Vecchioni. Questi chiedono di poter costruire il loro futuro su scelte libere da ideologie preconcette e confortate dalle valutazioni della comunità scientifica internazionale per adeguare la competitività delle imprese a quella della concorrenza globale.
Contrarie a quest’approccio sono le organizzazioni ambientaliste, che invece si chiedono quale potrà essere il prezzo della deregulation e se non sia un tentativo per accelerare la produzione di ogm accanto a quelle ogm free e per accrescere gli interessi delle multinazionali del biotech.
A questo proposito basti ricordare che l'estensione delle coltivazioni dell'unico Ogm seminato nell'Ue, il mais Monsanto Mon810, sono diminuite da 106.737 ettari nel 2008 a 94.749 nel 2009, in sei Stati membri: Spagna (passata da 79.000 a 76.000 ettari), Portogallo (da 4.000 a 5.000 ettari, unico paese che ha registrato un aumento), Repubblica Ceca (da 8.000 a 6.480 ettari), Romania (da 6.000 a 3.000 ettari), Polonia (3.000 ettari nel 2009) e Slovacchia (passata da 1.900 a 875 ettari).
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