Il Rapporto, che si basa sui dati forniti da undici Paesi in via di sviluppo, analizza la produzione di rifiuti attuale, prevedendone i futuri trend di crescita.
Le previsioni stimano che entro il 2020 in Sudafrica e Cina i computer gettati nell’immondizia aumenteranno dal 200% al 400%. In alcuni Paesi africani come Uganda o Senegal il flusso di e-waste dovrebbe crescere di circa il 4 o 8 %, mentre in India addirittura del 500%.
Il problema, tuttavia, non appartiene esclusivamente al Terzo mondo poiché l’aumento globale dell’e-waste si assesta intorno ai 40 milioni di tonnellate all’anno.
Un esempio. Negli Stati Uniti, durante il 2008, sono stati venduti oltre 150 milioni di cellulari e cercapersone, rispetto ai 90 milioni del 2003, mentre, sempre entro il 2020, i cellulari mandati in pensione aumenteranno di sette volte in Cina e ben diciotto in India.
Il Rapporto dell’Unep, tuttavia, lascia uno spiraglio di positività, puntando sulle cosiddette “best practices” che se largamente diffuse ed utilizzate potrebbero in qualche modo arginare il problema concreto di vederci invasi dalle discariche tecnologiche ed attrezzare infrastrutture tali da favorire lo smaltimento ed il riciclo della tecnologia senza danni per l’ambiente e la salute umana. L’esempio più significativo è quello di Bangalore, in India, dove la raccolta informale dell’e-waste si è saputa strutturare dal punto di vista gestionale, unendo allo smaltimento dei rifiuti anche una voce in più per il sostegno dell’economia locale.
Per Achim Steiner, direttore dell’Unep «Questo rapporto sottolinea l'urgenza di mettere in campo dei processi ambiziosi, formali e regolamentati per la raccolta e la gestione dei rifiuti elettronici», mentre il Rettore dell'università dell'Onu, Konrad Osterwalder, da il polso del valore che il trattamento dell’e-waste ha per gli futuro degli individui: «La sfida del trattamento dell'e-waste rappresenta un passo importante nella transizione verso un'economia verde. Questo rapporto delinea le nuove tecnologie intelligenti e i meccanismi che, combinati con le politiche nazionali e internazionali, sono in grado di trasformare i rifiuti in risorse, creare nuove imprese con un'occupazione verde e decente. In questo processo, i Paesi possono contribuire a ridurre l'inquinamento legato alle attività estrattive e manifatturiere ed allo smaltimento dei dispositivi obsoleti».
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