In realtà, a monte di questa prima pietra ce ne sono state molte altre, poggiate o scaraventate senza troppi complimenti confiscando terreni, sbancando montagne, disboscando ettari di terreno. Dove prima sorgevano piantagioni di grano e patate adesso si contempla mestamente un paesaggio scarno, spoglio, puntellato di silos e camion, avvolto dalla polvere. Quella terra feconda è stata utilizzata per aiutare il progresso a farsi avanti a spallate ed a colpi di Pale meccaniche tra gli alberi e, anche se in molti non se ne accorgono, fra la gente. Per creare quel mostro che dovrebbe unire due coste, ma che già da tempo ha accoppiato due cosche, si è mandato in frantumi un intero ecosistema. Accanto all’attuale viadotto se ne sta costruendo un altro, un doppione. Quindi doppie gallerie che sventrano le montagne e ruspe che dilaniano ettari di bosco.
In estate, la provincia di Reggio Calabria arde letteralmente in un fuoco perenne, che fa terra piana di tutto. Il caldo, si dice; i pastori, si pensa, che mettono fuoco per rinnovare i pascoli. Qualcuno azzarda un’ipotesi meno “naturale”, meno pulita, molto comune ed ordinario quando si parla di Calabria: lo zampino delle ‘ndrine. Ma è estate ed oltre alla rabbia per quella flora feconda ridotta in cenere nessun altro sentimento affiora sulla pelle.
Ma quando il tempo si irrigidisce, anche allora è colpa dei tempo e dei pastori? È così difficile poterlo credere. Allora sorge il sospetto, che nella mente di chi è in grado di anticipare il ragionamento sul malaffare si trasforma in una silenziosa certezza, che quegli alberi diano fastidio ai cantieri e che è molto più preziosa la terra nella quale affondano le radici che il loro stesso compito di tenercela ben salda sotto i piedi. Movimento terra, lo chiamano. E da noi il movimento terra ha un solo padrone; nessun altro è ammesso.
Il cappio dell’ignoranza è lungo tanto quanto la disonestà di quelli che lo tendono. In una terra affamata di lavoro la prospettiva di un’occupazione nei cantieri del Ponte e dell’Autostrada è fumo negli occhi di chi aspetta solo di mettere un pezzo di pane sotto i denti dei propri figli.
In una terra abituata al grottesco ci si sente anche dire che l’ombra del Ponte farà bene ai pesci che solcano lo Stretto. I pesci, abituati al buio degli abissi. In una terra attraversata da frequenti sciami sismici, con la sponda sicula in progressivo allontanamento sentiamo parlare di campate uniche, avendo chiaro in mente cosa potrebbe essere quella campata qualora la terra decidesse di darci una scrollata.
In questa terra c’è gente che ha deciso di averne abbastanza del Ponte e dello sfacelo che sta portando con sé. Il 19 dicembre, a Villa San Giovanni (RC), la città sulla quale passerà il Ponte, si terrà una manifestazione nazionale organizzata dalla
ReteNoPonte ed alla quale parteciperanno molte espressioni della società civile, associazioni, movimenti, partiti politici, o semplicemente tutti coloro che sono contrari al Ponte sullo Stretto.
I terreni saranno destinati a quel movimento terra di cui sopra, ma potranno anche essere lasciati intatti, per poi essere rivenduti a prezzi superiori al costo della confisca, tanto per raggranellare qualche spicciolo in più, mi pare onesto.
Per cosa tutto questo? Per costruire un’ennesima cattedrale nel deserto di cui questa terra non ha assolutamente bisogno; per distruggere uno dei panorami più belli del nostro paese e mettere a repentaglio un ecosistema unico; per accrescere il potere della mafia e ficcarci tutti sotto il suo putrido stivale. Chiamano sviluppo quello che in realtà è distruzione perché fa schifo anche a loro chiamarlo con il suo vero nome: Vergogna. Per fortuna c’è chi, a tutto questo, dice NO.
Le Ragioni del No
Quelli contro la costruzione della tav in val di susa e del ponte sullo stretto di messina sono due casi... Continua... |
Grandi Opere
Le grandi opere sono il simbolo di un mondo antiquato, corrotto e cadente: sono superate e inutili per chi... Continua... |
il cretinismo movimentista
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Il movimento operaio e socialista italiano è sempre stato afflitto purtroppo da diverse malattie, alcune mortali, altre per fortuna no. Non mi riferisco soltanto alle estremizzazioni del riformismo e del massimalismo. Il riformismo che diventa privazione di identità, farsi divorare e diventare parte dell'ameba liberista; il massimalismo che si chiude in se stesso e diventa incapace si tollerare anche il più piccolo dissenso rispetto i suoi convincimenti che diventano dogmi e si ossificano alla base di un partito che diventata una setta oppressiva e soffocante dalla quale si può essere espulsi, scomunicati,
anche per un nonnulla... malattie gravi ed a volte mortali del socialismo.
Malattia mortale del socialismo è il cretinismo parlamentare. In soldoni: l'illusione di risolvere il conflitto sociale dentro il Parlamento. Fenomeno esaminato fin dai tempi di Marx. L'azione del Parlamento diventa sostitutiva del movimento nella società e dentro il sistema economico per cambiare i rapporti di forza. Si ritiene che strappare una buona legge possa essere la risoluzione dei problemi. Abbiamo visto che non è cosi e come le buone leggi per il movimento operaio non sono sufficienti ed a volta finiscono a gambe all'aria per i colpi di coda, per le vendette del sistema capitalistico. Cretinismo parlamentare è l'illusione del PD di influenzare il progetto berlusconiano di
affossamento della Costituzione costringendolo a negoziare "riforme"condivise. Le riforme non potranno che essere impregnate dell'ideologia golpista e totalitaria della destra italiana.
Una nuova malattia affligge ora la sinistra da quanto è stata espulsa dal Parlamento per la propria ignavia nel governo Prodi e per il patto Berlusconi-Veltroni sul quattro per cento: mi riferisco al cretinismo movimentista il cui esempio più illustre è la lotta per impedire la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Energie enormi sono già state spese nella mobilitazione del popolo di sinistra ed altre se ne spenderanno ancora a cominciare dal prossimo 19 dicembre per impedirne la realizzazione
Gli argomenti contro il ponte sono del tutto inconsistenti, fragili, pretestuosi. Si comincia dalla questione ecologica e dal disastro ambientale che deriverà alla regione dello Stretto. Disastro che è possibile evitare come si è evitato dovunque si sono fatte opere della stessa importanza. Altro argomento è che costituirà una preda succulente per la mafia che si impossesserà di tutti gli appalti e si arricchirà ancora ed ancora di più. Questo argomento può essere usato contro qualsiasi opera pubblica si realizzi in Sicilia, in Calabria, in Campania. Se si teme che facendo qualcosa la mafia se ne impadronisce siamo condannati a non fare niente. En passant invito considerare ed analizzare la situazione dei trasporti nello stretto oggi e magari ci renderemo conto che la Caronte dei Matacena
non sia preferibile al ponte....
Infine, l'argomento che innalzi i cuori alle anime belle è che fare il ponte significa non fare niente di quanto la Sicilia abbisogna oggi a cominciare dal miglioramento del sistema ferroviario e magari della edilizia scolastica. Ma l'alta velocità è stata inaugurata ieri a Milano e non mi risultano opere ferroviarie pronte al decollo in Sicilia.....
La manifestazione contro il ponte è un classico del cretinismo movimentista, un uso sbagliato delle energie e delle capacità di lotta del popolo di sinistra indirizzato alla realizzazione di un NO verso qualcosa che semmai andrebbe discusso da un altro punto di vista e cioè dai controlli democratici della costruzione del ponte e poi della sua gestione pubblica. Considero una terribile limitazione della libertà la gestione privatistica del ponte alla stessa stregua della privatizzazione dell'acqua e delle ferrovie. La libertà è bere senza dover pagare a qualcuno a prezzo mostruoso l'acqua e, domani, attraversare il ponte, pagando un pedaggio "politico" allo Stato.
Sarebbe bene convocare una convenzione per stabilire i contenuti di un manifesto di rivendicazioni per la Sicilia oggi. Di potrebbe cominciare dal chiedere la diminuzione delle spese per la gestione del Palazzo e degli stipendi dei suoi Oligarchi; un programma di sostegno dei nostri giovani per borse di studio per specializzazioni; un programma di consolidamento del territorio, di consolidamento ed ammodernamento di tutte le strutture scolastiche di ogni ordine e grado, di assorbimento dei ventimila professori espulsi dalla riforma Gelmini. Un piano alternativo per i lavoratori di Termini Imeresi senza venderci al Dio Fiat perchè non ci abbandoni.
La sinistra deve rinnovare la sua piattaforma rivendicativa e deve avere il coraggio di andare controcorrente. A cominciare dal federalismo regionale. Liberando le immense risorse finanziarie della Regione oggi divorate dai politicanti di mestiere e dai loro clientes potremo avviare un nuovo corso....
Il nuovo corso che potrebbe avere inizio anche dalla organizzazione di un referendum siciliano per azzerare i costi della politica... abrogando le leggi delle guarantigie del Palazzo e dei suoi deputati..
Pietro Ancona
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