Eppure è così che gli americani chiamano la terra, il suolo che li mantiene in vita. Forse questo termine corrisponde proprio al modo in cui gli americani, e non solo, trattano la terra che coltivano.
“Dirt” è anche il nome di un recente documentario di Bill Benenson e Gene Rosow, presentato sia al Sundance Festival che al Milano Film Festival 2009. I racconti, le animazioni e i panorami del film americano avvertono che dobbiamo rispettare la terra, non solo per motivi religiosi, ma per sopravvivere.
La terra, infatti, “ci nutre e ci da alloggio”: una donna indiana intervistata spiega che le case realizzate con il fango rappresentano la più semplice ma anche la miglior costruzione per vivere, poiché restano calde d’inverno e fresche d’estate.
“La terra mantiene e purifica la nostra acqua”.
“Ho appena ingerito pipì di dinosauro,” scherza uno dei fisici, dopo aver bevuto un sorso d’acqua: da quando si è formata, l’acqua del pianeta è sempre la stessa. Lo stesso vale per la terra.
Questo documentario, ispirato al libro di William Bryant Logan Dirt, the Ecstatic Skin of the Earth (Terra, l’estatica pelle della Terra) percorre infatti varie epoche e diversi luoghi: racconta della formazione degli oceani e dell’era dei dinosauri, ma anche di quella delle monoculture. Parlano persone diverse e allo stesso tempo simili, dalla professoressa africana alla contadina indiana.
Parlano anche bambini, figure di animazione e detenuti di una prigione di New York. Grazie al Greenhouse Program questi ultimi hanno la possibilità di coltivare un piccolo orto nei dintorni del carcere. Oltre a creare un paesaggio più piacevole, la terapia orticola dà loro la possibilità di generare e curare qualcosa che, letteralmente, darà i frutti.
Il film, però, non mostra solo immagini positive.
Ad esempio, viene illustrato come l’introduzione di pesticidi abbia prima inquinato piante, terra e acqua e poi, arrivando agli oceani, abbia avvelenato le alghe e i pesci che mangiamo.
I piccoli contadini che non potevano permettersi tali prodotti sono andati in fallimento: in India 200.000 di loro si sono suicidati bevendo quel liquido troppo costoso.
Tuttavia, il film non ha un tono di rimprovero e neanche un’ottica fatalista; al contrario, evoca speranza e dona quell’energia che ispira le piccole rivoluzioni dei cuori umani.
“La terra è una risorsa naturale fondamentale per tutta la vita del nostro pianeta”.
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