Foreste scomparse, laghi prosciugati, costruzioni in mare aperto, sono queste alcune delle imprese edilizie compiute dall’uomo molto spesso a discapito dell’ambiente.
In ogni continente qualche angolo, anche nascosto, è stato usurpato per lasciare spazio alla costruzione di una diga, oppure è stato totalmente disboscato dai grandi allevatori di bestiame, o ancora, a seguito dei grandi cambiamenti climatici, è stato distrutto dal susseguirsi di catastrofi naturali.
Al di là dell’aspetto distruttivo sarebbe opportuno rendersi conto del cattivo gusto di cui l’uomo è artefice: mega costruzioni realizzate accanto a litorali marittimi, di per sé già molto belli, in nome di traguardi pioneristici fino ad ora mai raggiunti nell’ambito di costruzioni insolite.
È il caso, ad esempio, della celebre isola a forma di palma che da qualche anno è in costruzione lungo il litorale di Dubai. Jumeira Palm Island, la prima delle tre previste dal progetto, nasce infatti come la più grande isola del mondo mai costruita dall’uomo, nonché isola artificiale di extralusso.
Spostandoci dall’altro lato dell’oceano, nel continente americano, troviamo scempi improponibili a Las Vegas e in Amazzonia.
Intorno alla metà degli anni ’60, il Colorado River, a nord di Las Vegas, fu sbarrato. Nacque così il Lake Powell, un grande bacino di raccolta idrica che permetteva di rifornire di acqua potabile zone dello Utah, dell’Arizona e persino della California, sebbene molto lontana. Si trattava di un’opera artificiale che comunque aveva apportato dei benefici alle popolazioni americane degli stati vicini, senza troppo alterare la condizione originaria. Oggi, a distanza di dieci anni,la situazione è cambiata drasticamente. Il livello dell’acqua è sceso in modo allarmante a seguito dei numerosi prelievi.
Del lago d’Aral, invece, tra il Kazakhstan e l’Uzbekistan, un tempo considerato il quarto lago più grande del mondo, non è rimasto quasi più nulla. A partire dagli anni ’60 l’Unione Sovietica ha cominciato a deviare gli affluenti più importanti per irrigare le piantagioni di cotone. È così che a poco a poco il livello di questo specchio d’acqua si è abbassato sempre di più e dei suoi 68.000 chilometri quadrati di superficie è rimasto ben poco.
Questo e molto altro nel sito della Nasa Earth Observatory che propone una serie eccezionale di immagini scattate dall’alto nell’ultimo decennio. Una vera fototeca on line che testimonia i grandi cambiamenti terrestri non solo nelle zone sopra citate, ma anche nelle zone polari dell’Artico e dell’Antartico, o i grandi cambiamenti della biosfera verificatesi nell’ultimo decennio.
Visitarla sarebbe utile non solo per godere delle bellissime immagini scattate da satelliti sofisticati, ma anche per rendersi conto dell’effetto deleterio dell’uomo sull’ambiente.
Se in soli dieci anni i cambiamenti apportati sono davvero irreversibili non osiamo pensare cosa potrebbe succedere da qui al prossimo decennio.
Se bastasse esserne consapevoli per smuovere la coscienza di ognuno di noi il mondo sarebbe salvo!
10 Giugno 2009 - Scrivi un commento