“Se applicata correttamente, la legge potrebbe ridurre drasticamente il commercio illegale di legname dai Paesi tropicali, rallentare la deforestazione e sostenere i diritti delle popolazioni locali”, ha dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile della campagne TRAFFIC e Timber Trade del WWF Italia.
Il WWF è da anni impegnato nella lotta ai traffici illeciti di animali - soprattutto le specie protette - o di parti di essi (si pensi alle zanne degli elefanti e alle pelli di tigre e giaguaro), nonché di legname ricavato tagliando indiscriminatamente gli alberi delle grandi foreste dell’Africa e del Sudamerica. In un report pubblicato da tale associazione si legge che, nel 2006, il 16-19% del legname importato nell’Unione Europea (vale a dire dai 26,5 ai 31 milioni di metri cubi) derivava da fonti illegali. E il trend non sembra essere cambiato.
Occorre dunque intervenire più incisivamente, risultato che evidentemente si propone di ottenere la nuova legge europea. “Adesso è cruciale che l’accordo raggiunto passi l’esame finale del Parlamento e del Consiglio Europeo”, precisa Rocco.
Gli interessi economici spesso portano a dimenticare o sottovalutare l’importanza nell’ecosistema delle foreste, le quali, invece, rappresentano un patrimonio inestimabile per il pianeta e per noi stessi esseri umani. Esse sono le più grandi conservatrici di biodiversità (le foreste tropicali, pur occupando appena il 7% della superficie della Terra, ospitano circa la metà delle specie animali e vegetali attualmente esistenti) e forniscono cibo, materiale da costruzione e fibre tessili a tante popolazioni che vi vivono ai margini.
Inoltre gli alberi prevengono l’erosione del suolo, in quanto le radici mantengono compatto il terreno, nonché consentono la conservazione delle acque: le radici stesse, infatti, insieme alla materia organica vegetale in decomposizione che si combina con i minerali, formano una sorta di spugna sotterranea in grado di raccogliere e rilasciare acqua nelle zone circostanti a ritmo regolare.
Infine, le foreste assorbono una quantità enorme di anidride carbonica, rallentando così i cambiamenti climatici in corso, di cui – come ci è ben noto – gli esseri umani sono la causa prima, tramite l’emissione continua e sproporzionata di gas serra nell’atmosfera.
Deforestazione senza scrupoli
Le foreste al giorno d’oggi coprono una superficie di quasi 4 miliardi di ettari, cioè il 30% delle terre emerse, ma appena il 12,7% è protetto. La deforestazione avanza ad un ritmo spaventoso e spesso fuori dai vincoli della legalità. Le ragioni economiche sono varie: la produzione di legname, la messa a disposizione di terreni al pascolo e la conversione a fondi per l’agricoltura (spesso intensiva).
Mentre la foresta amazzonica viene consumata per far spazio agli allevamenti bovini, paesi come Indonesia e Papua Nuova Guinea subiscono continue devastazioni a causa della corsa alla produzione di olio di palma: il prodotto vanta infatti un vastissimo mercato in Europa, pertanto le piantagioni di tale vegetale negli ultimi anni si sono moltiplicate. È di pochi giorni fa la notizia che il governo indonesiano ha riaperto le foreste torbiere alla conversione a colture di palma da olio.
In Kyrgyzstan, invece, le foreste di noce si stanno riducendo progressivamente a causa dell’espansione dei pascoli e del taglio per scopi commerciali, come ha denunciato la scorsa settimana Eshlay Turukulov, direttore dell’Istituto Forestale dell’Accademia Nazionale delle Scienze. Mentre in Camerun oltre 25.000 ettari di boschi sono stati di recente ceduti dalle autorità del dipartimento di Dzeng ad una sussidiaria del gruppo francese Thanry, la quale li impiegherà per la produzione di legname da costruzione.
Tutto ciò senza che le popolazioni residenti nei luoghi interessati siano coinvolte in alcun modo nel processo decisionale. Al contrario, le rimostranze spesso sollevate dagli abitanti vengono sistematicamente ignorate o represse. In Camerun i cittadini della regione che sarà deforestata hanno protestato e inviato lettere a diverse autorità, incluso il Presidente della Repubblica, ma non sono riusciti a interrompere la transazione delle terre. In Nigeria un ampio gruppo di donne ha organizzato una protesta contro la compagnia Michelin, la quale ha acquistato 3.500 ettari della Riserva Forestale di Iguobazuwa, per convertirli in piantagioni di gomma. La ribellione e i tentativi di ostruzione sono ancora in corso, ma difficilmente otterranno il risultato sperato.
La legge del mercato passa sopra a tutto: diritti degli esseri umani e rispetto dell’ambiente. Per bloccare questi processi di fagocitazione delle foreste si può intervenire solo con la legge e con un’opportuna repressione delle trasgressioni.
Non si possono lasciare sole le popolazioni indigene, perché da sole non possono vincere le loro battaglie, che in realtà sono un’unica battaglia: la salvaguardia del Pianeta e del futuro di tutti noi.
3 Marzo 2009 - Scrivi un commento