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Certificazione olio di palma sostenibile, una farsa!

Greenpeace chiede al governo indonesiano un’immediata moratoria sulla conversione delle ultime foreste e torbiere del paese in piantagioni di palma da olio.

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Bali/Jakarta, INDONESIA: 20 Novembre 2008, - Aspra critica di Greenpeace oggi alla Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile (RSPO) che, secondo l’organizzazione, è stata incapace di intraprendere delle misure contro le società produttrici di olio di palma che ne fanno parte e continuano a degradare le torbiere e distruggere la foresta pluviale in Indonesia.

“La perdita delle foreste indonesiane e l’attuale crisi climatica richiedono un’urgente e radicale presa di posizione del mondo dell’industria e degli affari a livello globale e, allo scadere del sesto meeting annuale a Bali, la RSPO dimostra di aver fallito del tutto nel perseguimento degli obbiettivi preposti che erano già deboli e insufficienti” denuncia Chiara Campione, Responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace Italia.

All’apertura del meeting di Bali, Greenpeace ha fatto un appello alla RSPO affinché sostenga un’immediata moratoria sulla distruzione delle ultime foreste e torbiere indonesiane per la produzione di oli di palma.

L’associazione chiede quindi di espellere dalla tavola rotonda tutti quei membri responsabili della deforestazione e degradazione delle torbiere.

Nell’ultimo anno Greenpeace ha prodotto ben tre rapporti: “Come ti friggo il clima con l’olio di palma”, “Borneo in fiamme” e “Olio di palma. Deforestazione e clima in coma.” In questi viene dimostrato che diversi membri della RSPO, in attesa della certificazione delle proprie piantagioni di palma da olio, sono attivamente coinvolti nella distruzione di uno dei più preziosi polmoni del pianeta.

Soltanto una settimana fa, Greenpeace ha condotto un’indagine in campo dimostrando che la United Plantations, la prima società produttrice di olio di palma certificata dalla RSPO, non solo violava gli standard minimi necessari alla certificazione ma era responsabile della degradazione di torbiere più profonde di tre metri, considerato un reato secondo la legge indonesiana. Nel frattempo la Sinar Mas, fornitrice tra gli altri di Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, McDonalds, Burger King, Danone, e Cargill, per espandere le proprie piantagioni abbatteva illegalmente foreste nell'area circostante al Parco Nazionale del Lago Sentarum, nel Kalimantan occidentale (Borneo), area protetta sottoposta a regime speciale.

“Se la RSPO avesse un minimo di integrità avrebbe già fatto qualcosa - continua Chiara Campione - per Greenpeace è molto chiaro che non soltanto gli attuali standard della RSPO sono troppo deboli e inefficaci per fermare la deforestazione e il cambiamento climatico ma non si fa nessuno sforzo per migliorarli”.

20 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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