Cicloni, inondazioni e siccità avranno come conseguenza lo spostamento di milioni di persone che, per sopravvivere, saranno costrette ad abbandonare le proprie case.
In Asia lo scioglimento dei ghiacciai alpini nell’Himalaya avrà gravi ripercussioni sui sistemi agricoli di tutto il continente e aumenterà il rischio di inondazioni.
L’innalzamento del livello del mare, poi, metterà a dura prova gli abitanti di moltissime città (tra cui Los Angeles, Rio de Janeiro e Mumbai) ed isole come le Maldive che rischiano di essere inghiottite dal mare. E mentre i maldiviani si preparano ad abbandonare le loro terre da sogno, gli allevatori di alcune parti del Messico si stanno già spostando.
I fenomeni verificatisi sinora costituiscono, insomma, soltanto il preludio delle catastrofi naturali e delle migrazioni di massa cui potremmo assistere nei prossimi decenni se non verranno adottate misure forti ed immediate per frenare il riscaldamento globale.
La riunione a Bonn costituisce, infatti, una delle tappe del percorso che porterà alla stesura di un nuovo protocollo post Kyoto prevista per dicembre a Copenhagen.
Come contributo alla conferenza mondiale che si terrà nella città danese le associazioni ambientaliste di tutto il mondo hanno preparato una prima bozza di trattato con l’ambizione che diventi un riferimento per l’accordo sul clima.
Mantenere l’aumento della temperatura terrestre sotto i due gradi, ridurre le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050 ed investire 115 miliardi di euro l’anno per fronteggiare la questione climatica: queste le tre linee guida che, in base alle peculiarità dei vari Paesi, dovranno essere declinate in azioni concrete.
La proposta per gli Stati industrializzati è quella che è stata definita Zcap (Zero carbon action plan) e che consiste nel taglio del 40% delle emissioni entro il 2020 e del 95 per cento entro il 2050.
Per i Paesi in via di sviluppo le associazioni hanno pensato invece ad un Low Carbon Action Plan, ovvero un piano d’azione che prevede una riduzione delle emissioni del 51% entro i 2050.
Nonostante le aspettative riposte nella conferenza di Copenhagen, Yvo de Boer ritiene “impossibile” concludere un accordo a dicembre. Il segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici ha dichiarato: “e' fisicamente impossibile. Non credo sia possibile, tra oggi e la fine di dicembre, mettere a punto tutti i dettagli di una risposta a lungo termine al cambiamento climatico per il dopo 2012”.
Mr Kyoto, come è stato soprannominato da alcuni de Boer, ha aggiunto: “Cio' che spero esca fuori a Copenhagen, e' un'architettura robusta che convenga a più Paesi possibile, in modo da porre solide fondamenta sulle quali potremo continuare a fare progressi”.
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