Questo l’inquietante interrogativo ed il severo ammonimento rivolto alle nostre generazioni da The age of Stupid, documentario di Franky Armstrong e Lizzie Gillet sulle conseguenze del global warming, già definito in America “uno dei film più importanti del nostro tempo”.
Il regista ci proietta nel 2055, un futuro neanche troppo lontano.
Qui, all’interno dell’Archivio Globale, una torre che racchiude tutto ciò che è rimasto della vita e della cultura terrestre, incontriamo il protagonista del film impegnato nella catalogazione di tutte le specie animali, vegetali e minerali, nonché di tutto il sapere accumulato dagli uomini.
Ripercorrendo storie, immagini, frammenti di documentari e telegiornali risalenti al 2008, l’archivista, un uomo di mezza età interpretato da Pete Postlethwaite, non può fare a meno di domandarsi perché l’umanità non abbia fatto niente per fermare la distruzione.
Quale distruzione? Le tragiche conseguenze dell’aumento della temperatura terrestre vengono “sintetizzate” sul grande schermo in immagini apocalittiche: Londra sommersa dalle acque del Tamigi, Las Vegas sepolta dalla sabbia del deserto, l’Opera House di Sidney in fiamme, il Taj Mahal in rovina e le cime delle Alpi spoglie di neve.
Gli spettatori alla ricerca di pura evasione, dunque, resteranno delusi: il film, infatti, con i suoi rimandi dal presente ad un futuro prossimo, esorta il pubblico del 2009 ad assumersi una precisa responsabilità, quella di cambiare rotta ed impedire catastrofi altrimenti inevitabili.
Il lancio ufficiale del documentario, sostenuto dalle associazioni Greenpeace e WWF, è avvenuto ieri a New York, in occasione del vertice ONU sui cambiamenti climatici.
Oggi, invece, è il giorno della premiere mondiale via satellite in 45 Paesi contemporaneamente (a Roma presso il Nuovo Cinema Aquila). Oltre a garantire la simultaneità, la tecnologia satellitare consente di risparmiare sulla produzione delle pellicole e sulla loro distribuzione, abbattendo notevolmente le emissioni di Co2.
“La nostra risposta al mutamento climatico definirà la nostra generazione, allo stesso modo in cui finire l’apartheid, bandire la schiavitù o raggiungere la luna ha definito le generazioni passate”, ha dichiarato il regista del film.
Se è vero che un’immagine vale più di mille parole, noi spettatori, dinanzi agli scenari apocalittici presentati da Armstrong, non potremo certo restare indifferenti a sgranocchiare pop-corn… non siamo mica “Stupid”, o sì?
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