Così Legambiente in una nota commenta il documento approvato oggi dal collegio dei commissari, che riduce a circa 100 miliardi di euro l’anno al 2020 il fabbisogno finanziario necessario ai paesi più poveri e meno sviluppati del mondo a ridurre le loro emissioni di C02 ed adattarsi alla crisi climatica in corso, prevedendo un contributo pubblico dei paesi industrializzati di soli 22-50 miliardi di euro.
“Nessun accordo sul clima – sottolinea Legambiente – sarà possibile senza una concreta risposa dei paesi industrializzati alla richiesta di aiuti finanziari da parte dei paesi più poveri. E' illusorio pensare – aggiunge l’associazione - che siano soprattutto gli investimenti privati e il mercato del carbonio a finanziare le azioni di riduzione ed adattamento nei paesi in via di sviluppo. Questa proposta ci sembra fortemente inadeguata a costruire le condizioni per il successo di un accordo globale a poche settimane dal vertice di Copenhagen. Soprattutto in questa fase di recessione economica non si può chiedere ai paesi più poveri di accollarsi una parte così consistente del finanziamento delle misure necessarie ad affrontare la crisi climatica”.
Sapendo per giunta che le stime dei tecnici della Commissione, ricorda Legambiente, parlavano della necessità di un fondo pubblico di 150 miliardi da aggiungere a quelli già previsti dagli attuali programmi di cooperazione. “Per far fronte a tali investimenti – conclude l’associazione - sarebbe più che sufficiente eliminare gli attuali sussidi – circa 300 miliardi di dollari l’anno – all’utilizzo dei combustibili fossili nei paesi in via di sviluppo”.
10 Settembre 2009 - Scrivi un commento