Il progetto fa parte del pacchetto per affrontare l'emergenza economica messo a punto dal Primo Ministro Taro Aso e prevede il coinvolgimento iniziale di 800 disoccupati ai quali sarà finanziato uno stage iniziale della durata di 10 giorni per imparare a produrre e a vendere prodotti agricoli, ma sono successivamente previste permanenze della durata di un anno in villaggi agricoli.
Secondo Moteki Mamoru, presidente della potente organizzazione agricola giapponese Ja Zanchu, che sarà presente al vertice G8 organizzato della Coldiretti, l'innalzamento al 50 per cento del livello di autosufficienza alimentare è un obiettivo prioritario. Dal punto di vista della produzione il riso è il prodotto agricolo maggiormente coltivato in Giappone (valore della produzione pari al 22 per cento del valore totale della produzione agricola giapponese) e si punta sull'impiego efficiente delle risaie, parte delle quali sono incolte. Ma è anche necessario - dice Moteki - un aumento della farina e della soia, la cui autosufficienza è inferiore al 10 per cento anche per la produzione di mangimi per animali, fortemente dipendente dalle importazioni.
Al G8 di Roma organizzato dalla Coldiretti, - sostiene Moteki - il nostro intento è quello di promuovere un dibattito e scambiarci le nostre esperienze su questioni quali: l'alimentazione, l'agricoltura, la crisi mondiale energetica, alimentare e finanziaria. Prima di tutto, vorremo promuovere un dibattito circa la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare.
Dovrebbe essere un principio fondamentale condiviso dai leader delle organizzazioni di Paesi del G8 che il cibo rappresenta un elemento essenziale per l'umanità e che per tale ragione non dovrebbe essere trattato, nell'ambito di qualsiasi accordo internazionale, come un qualsiasi altro bene. In questo contesto l'accesso agli alimenti, in corso di studio alle Nazioni Unite, dovrebbe essere promosso al fine di garantire un approvvigionamento sicuro sia per i paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo. In secondo luogo riteniamo di dover trattare della questione del divario tra le zone urbane e quelle rurali, come quello tra i poveri ed i ricchi. Ciò potrebbe dipendere parzialmente dall'eccessiva visione dei mercati internazionali basati sempre più sulla concorrenza e sulla deregulation.
In terzo luogo, siamo particolarmente interessati a scambiare il nostro punto di vista in riferimento a questioni quali standard internazionali per la sicurezza alimentare e per l'uso di sostanza chimiche.
18 Marzo 2009 - Scrivi un commento
primo valorizzare dal lato socio-economico persone demotivate e in crisi, secondo produrre ricchezza da terreni "marginali" e/o "abbandonati",terzo ottenere una più efficace e maggiore autosufficienza produttiva alimentare nazionale !!!
Credo fermamente che anche noi dovremmo copiare, adattandolo alle nostre esigenze europee, questo veramente "ottimo" e "utile" progetto di "recupero culturale socio-economico" !!! !