Sta di fatto che le tasche si svuotano e i frigoriferi ci mettono poco a fare altrettanto. Per far fronte al problema e dare una mano al portafogli e all’ambiente, diverse famiglie italiane hanno deciso di fare la spesa…insieme. I Gas (Gruppi di Acquisto Solidale) coinvolgono attualmente circa 30mila famiglie (poco più di 100mila persone), che scelgono di comprare direttamente dal produttore. Risparmio, spesa etica e qualità dei prodotti sono le motivazioni principali che hanno portato alla formazione dei Gas…e come dargli torto? Grazie ad ordini massivi , le famiglie (da poche decine fino a 700 per ogni Gas), riescono ad ottenere prodotti freschi a prezzi concorrenziali, preferendo i prodotti acquistati a “chilometro zero”, vale a dire nella zona di produzione. In questo modo, tra l’altro, viene favorita una “cultura del locale”, che preferisce prodotti di stagione e tipici della zona di consumo piuttosto che prodotti di serra (al contrario di chi compra il finocchio d’estate e le melanzane d’inverno) o esotici. L’importazione di prugne dal Cile, carne dall’Argentina e mango dal Perù, solo per citarne alcuni, determina enormi emissioni di CO2 all’anno.
“Comprare le arance di Sicilia” sostiene Giuseppe Vergani, referente del Gas della Brianza che conta più di 600 famiglie, “non è comunque impossibile: le famiglie si organizzano per comprare grosse quantità di arance ed olio di Agrigento 4 volte all’anno, spendendo circa 70 centesimi al kg in meno di quanto non spendano prendendole al supermercato.” I costi, infatti, vengono tagliati anche perché non ci sono trasporti aggiuntivi: semplicemente i quintali ordinati vengono aggiunti ad uno dei Tir dell’azienda che già doveva dirigersi nella zona dell’ordinazione.
In pratica, le famiglie versano una quota fissa e possono ottenere i prodotti che desiderano. All’interno di ogni Gas dei coordinatori prendono contatto con le famiglie (sempre le stesse per ogni coordinatore, per mantenere una relazione forte all’interno del gruppo) e segnano quello di cui hanno bisogno: frutta, verdura, detersivi, shampoo, dentifrici, prodotti cartari, formaggi, latte…un po’ di tutto. Si calcola un risparmio ben del 30% per ogni tipologia di prodotto.
L’interesse verso questi gruppi d’acquisto cresce. Dal primo gruppo Gas di Fidenza del 1994, negli ultimi 3 anni si è passati dai 100 ai 400 gruppi. Nelle ultime fiere italiane a tema “bio”, gli stand dei Gas sono stati visitati dal 40% di persone in più rispetto allo scorso anno. Tra l’altro, i Gas sono stati riconosciuti recentemente come gruppo no-profit, e godono dei diritti di esenzione conseguenti.
In certi casi, i Gas sono diventati produttori essi stessi, favorendo la nascita di piccole cooperative. Ad esempio, per la produzione del pane a Lariano sono stati rilevati dei mulini specializzati nella macina del biologico; il prodotto viene portato ad alcuni panettieri che, utilizzando pasta acida e non lievito di birra, in modo da mantenere il pane croccante per più giorni, vendono ai Gas a 3,2 euro al Kg. Il progetto di autoproduzione dovrebbe estendersi anche ai detersivi. I luoghi di produzione, poi, hanno sempre un buon retaggio ecologico o culturale: si va dai prodotti di Libera Terra, ottenuti dalle terre confiscate alla Mafia, a quelli prodotti dai ragazzi della Locride; oppure vengono acquistati capi d’abbigliamenti ottenuti con cotone naturale o addirittura energia elettrica da fonti rinnovabili.
Gas, Last Minute Market e circuiti di ristoranti a chilometri zero… sono sicuramente molte più di queste le iniziative a favore di una migliore qualità della vita che stanno prendendo piede in Italia. Nel delirio delle multinazionali e dell’omologazione di massa, è confortante trovarsi di fronte a piccole realtà che sopravvivono con molto meno…e molto meglio!
16 Settembre 2008 - Scrivi un commento