La situazione rimane ancora critica e le risposte al momento insufficienti. Secondo gli esperti, infatti, il pozzo potrebbe contenere circa 50 milioni di barili che con un flusso di 60mila barili giornalieri potrebbe disperdere greggio in mare per un periodo compreso tra i due e i quattro anni - anche se una volta esaurito il gas naturale la fuoriuscita dovrebbe farsi più contenuta. L'unica speranza, di arginare in maniera significativa la falla – dicono dalla BP e dal governo US – sta nelle due trivelle che ad Agosto dovrebbero raggiungere il pozzo a 5,5km di profondità.
Ad oggi tutto questo è costato alla BP 2,3 miliardi di dollari a cui vanno aggiunte le diverse multe che la multinazionale si troverà a pagare, i vari risarcimenti e un fondo da 20 miliardi a garanzia della copertura dei costi di bonifica e gestione della crisi. Anche il mercato ha bocciato la società britannica con continui ribassi sia alla borsa di Londra stessa che a Wall Street, tali da portare il titolo BP al livello più basso degli ultimi 14 anni.
Il collo della BP è veramente possente ed è "in grado di far fronte a tutte le spese che continuano a crescere" ha detto Tony Hayward amministratore delegato BP, cercando di rassicurare i propri investitori.
Ora però, una nuova sfida sembra farsi largo per questa multinazionale capace di causare la più grave catastrofe petrolifera della storia. La notizia è passata in sordina, ma è di quelle destinate ad avere seguito per gli anni a venire. Tyrone Benton, operaio della BP sopravvissuto all'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon accusa la propria azienda di aver saputo di problemi al sistema di sicurezza già settimane prima che questa esplodesse e che la manutenzione di tale sistema era delegata alla società Transocean, la quale ha però prontamente dichiarato di aver testato con successo il sistema prima del disastro.
È evidente, dopo i 2,3 miliardi di dollari spesi, i 60mila barili di petrolio e la morte di centinaia di animali oltre che di intere economie e delle persone che ne vivevano, che qualcuno mente o non dice le cose come stanno. A farlo ci prova invece Benton il quale spiega che il sistema di sicurezza più critico della piattaforma si chiama Bop, Blowout preventer, in grado di tagliare e bloccare il flusso di petrolio dalla condotta principale in caso di pericolo. Il Bop nasce proprio per evitare disastri come quello accaduto di fronte alle coste della Louisiana.
Tad Patzek, dell'Università del Texas, definisce "inaccettabile" il comportamento della Bp: "Se si intuisce che il Bop non sta funzionando a dovere, lo si deve riparare a qualunque costo". Noi semplicemente non abbiamo parole, ancora una volta un interesse economico viene anteposto alla vita del pianeta, ancora una volta l'ingordigia di pochi rovina la vita, non solo umana ma anche animale. Delle dichiarazioni di Benton si è sentito poco sui giornali, mentre dei soldi spesi dalla Bp e del suo titolo in ribasso si è parlato molto.
Poco importa delle cifre in campo, quello che conta sono gli ecosistemi distrutti, la vita delle persone e degli animali di quella zona che non sarà più la stessa, sempre che sopravvivano alla catastrofe (già 2 sono i suicidi). Scoprire che probabilmente quanto è successo è solo la conseguenza di un calcolo di convenienza economica provoca indignazione e rende quelle cifre di cui tutti parlano solo numeri che mai saranno di giustizia al pianeta.
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