Marea nera, un po' di gossip

Un unico conto finale, così alcuni Tg hanno descritto l'epilogo del disastro nel Golfo del Messico. Peccato che l'epilogo ancora non ci sia stato. La perdita di greggio, infatti, continua. Intanto, in giro per il web e sui canali non ufficiali di informazione sono tante le voci sulla faccenda. Alcune di queste si riferiscono a nuovi pennacchi di petrolio trovati sul fondale del Golfo. In rete, insomma, è in corso un vero e proprio gossip di controtendenza. Di seguito la testimonianza di Debora Billi.

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di Debora Billi

marea nera petrolio animali
Il quantitativo di greggio intercettato continua ad essere un dato incerto, si parla di 10 mila barili
So che vi mancava l'ora del gossip e così ecco un piccolo riepilogo delle voci che si sono susseguite negli ultimi giorni. Mentre il TG del 6 giugno mandava in onda il "conto finale" dei danni nel Golfo (dando per finalmente chiusa la faccenda agli ignari telespettatori), la fuoriuscita continua e gli scienziati continuano a trovare nuovi enormi pennacchi sul fondale.

La BP, che evidentemente non ha altro a cui pensare, è arrivata al punto di comprare le frasi con "oil" sui motori di ricerca in modo da reindirizzare gli utenti direttamente al proprio sito. Su TOD raccontano che ci sono in media 22 milioni di persone nel mondo ogni minuto a seguire le operazioni via webcam: il nuovo sito che segnalo oggi per le webcam si chiama infatti We Who Watch, ovvero Noi Che Guardiamo, e ne propone 12 tutte su una pagina.

Il quantitativo di greggio intercettato continua ad essere un dato incerto: si parla di 10 mila barili, che corrispondono ad una percentuale che a seconda del manager intervistato rappresenta "un bel po'", "la maggior parte", "un sacco di roba" e altre precise informazioni. In realtà, 'un bel po'' di greggio continua a disperdersi nell'oceano e non smetterà fino al fatidico pozzo di agosto.

I veri gossip della settimana scorsa sono stati due. Il primo riguarda il famigerato disperdente. Pare che nulla riesca a scoraggiare la BP dal continuare a riversarlo in mare, malgrado l'esistenza di altri e meno inquinanti prodotti, e che dietro tutto ciò oltre alla volontà di mimetizzare la reale entità del danno si nasconda anche un bel business. Il Corexit, il disperdente appunto, è un detergente altamente tossico non consentito in Europa, ed è prodotto dalla Nalco, che ha visto salire il valore delle proprie azioni nelle ultime settimane con ritmi a due cifre. Nel Consiglio di Amministrazione Nalco siedono manager della BP e della Exxon, "è un prodotto chimico che l'industria petrolifera produce per venderlo a se stessa", sostiene un leader ambientalista in un'intervista al New York Times, e infatti il Corexit fu usato anche nel caso della Exxon Valdez.

Il secondo gossip riguarda le solite operazioni politiche. La Halliburton, coinvolta nel disastro della Deepwater Horizon per il cement casing (che ha ceduto), nel mese di maggio ha elargito denaro a piene mani a senatori e deputati USA coinvolti nelle commissioni di controllo. Ecco un elenco.

Per finire, si vocifera che importanti compagnie quali la Goldman Sachs, PNC Bank, Capital World Investors e persino alcuni alti manager della stessa compagnia petrolifera abbiano disinvestito nella BP appena due settimane prima che il disastro fosse di dominio pubblico. Se fosse vero, sarebbe un caso di insider trading da manuale...

Articolo tratto da http://petrolio.blogosfere.it

8 Giugno 2010 - Scrivi un commento
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