Manovra: 3,5 miliardi in meno ai trasporti pubblici

La manovra economica proposta dal governo per far fronte alla crisi grava molto sulle casse delle regioni. A farne le spese saranno soprattutto i trasporti pubblici locali, che con 3,5 milardi di euro in meno saranno costretti a peggiorare la qualità del servizio, aumentare le tariffe e licenziare dipendenti.

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di Andrea Degl'Innocenti

Sciopero mezzi pubblici
Ben 3,5 miliardi di euro saranno sottratti al trasporto pubblico locale.
La manovra che con ogni probabilità verrà approvata nei prossimi giorni colpisce molto duramente le regioni, che vedranno volatilizzarsi 10 miliardi di euro. Di questa somma, ben 3,5 saranno sottratti al trasporto pubblico locale. Metro, tram, autobus, treni, subiranno – se la manovra dovesse passare – una riduzione di circa un quarto dei servizi, e i primi effetti si inizieranno a sentire già a partire dai prossimi mesi.

Proprio quando la crisi finanziaria fa sentire i suoi effetti più pesanti, il Governo sembra dire ai cittadini “cavatevela da voi”, piuttosto che garantire – magari persino rafforzare – i servizi pubblici, accessibili a tutti ed importante elemento di coesione sociale.

Ma vediamo, nel dettaglio, cosa comporterebbe una manovra del genere. Va specificato innanzitutto che la scure fiscale non colpirà tutte le regioni allo stesso modo. Lazio, Lombardia, Toscana, Puglia e Campania sembrano quelle destinate a scontare la pena maggiore.

Significa che le tre maggiori città d'Italia - Roma, Napoli e Milano - nelle quali il problema della mobilità si fa sentire con più forza, dovranno ridurre di parecchio la portata del proprio trasporto pubblico, già in molti casi insufficiente.

In Puglia gli studenti dovranno con ogni probabilità rinunciare ai contributi che permettono loro di contenere i costi degli abbonamenti. La Toscana si vedrà tagliare ben 200 dei 500 milioni totali, con conseguenti aumenti delle tariffe – si parla addirittura di raddoppiarle – o diminuzione dei servizi – del 40 per cento, con il 30 per cento in meno di addetti.

Pendolari
I pendolari di ogni regione dovranno dire addio ai promessi nuovi treni che avrebbero dovuto rinforzare e migliorare le condizioni del servizio a loro dedicato.
Ma gli effetti si faranno sentire in tutta Italia. I pendolari di ogni regione dovranno dire addio ai promessi nuovi treni che avrebbero dovuto rinforzare e migliorare le condizioni del servizio a loro dedicato.

Le reazioni delle regioni non si sono fatte attendere. A Tremonti, che dichiara che la manovra avrà “un peso sostenibile sulle regioni”, rispondono in coro dalla conferenza dei governatori: “si tratta di una manovra che è stata costruita dal governo senza condivisione né sulle misure né sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto”.

Legambiente Lazio parla di “drammatici tagli ai treni pendolari, che nel 2011 subiranno un taglio netto del 67,5%” ed invita le Regioni a “continuare il lavoro che le stanno compiendo nel tavolo con il Governo e allargare subito il confronto ai cittadini, alle associazioni, ai comitati dei pendolari, alle parti sociali, aprendo un tavolo sul tema.

Il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, ha promosso per il 30 giugno una giornata di chiusura di tutti i servizi comunali per protestare contro i tagli previsti dalla manovra del governo che “colpiranno soprattutto sanità e trasporti renderanno necessario il taglio di 560 giovani autisti e di 380 impiegati di Amt”.

Gasparri e Berlusconi
Il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri ed il premier Silvio Berlusconi hanno affermato che il governo si mostra aperto alle richieste delle Regioni.
Non mancano le reazioni neppure fra i governatori di destra, capeggiati da Formigoni. La serie di aspre critiche potrebbe forse aver smosso qualcosa nel governo, visto che prima il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e poi il premier Silvio Berlusconi hanno affermato ieri che il governo si mostra aperto alle richieste delle Regioni.

Qualsiasi sia l'entità del taglio, resta il fatto che, come già accaduto per la ricerca, l'università pubblica, le energie rinnovabili, si continuano a togliere fondi agli unici settori che, fornendo possibili soluzioni alla crisi energetica, potrebbero risollevarci dalla attuale crisi economica, che trova una delle sue ragioni più profonde proprio nell'esaurimento delle fonti energetiche tradizionali.

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17 Giugno 2010 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
17/6/10 11:27, Anonimo ha scritto:
Ma tagliare gli stipendi ai politici no? Già funziona male il Trasporto Pubblico Locale, se gli togliamo pure quei pochi soldi che ha, dovremo andare tutti a piedi. E i politici c'hanno l'auto blu. E noi paghiamo.
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