L'habitat perfetto in cui vivere e crescere i propri figli è, per l'uomo moderno, un ambiente asettico, privo di “contaminazioni” con l'esterno. In questa logica si spiega l'inquietante fenomeno cui stiamo assistendo da diversi anni: la crescente diffusione di pesticidi, fitofarmaci e veleni vari nelle nostre città.
Già da tempo i diserbanti hanno smesso di essere una prerogativa delle campagne. Dai campi coltivati – nei quali, veri e propri killer della biodiversità sterminano rondini e rondoni, insetti, sciami interi di api e penetrando nel terreno inquinano irrimediabilmente le falde acquifere – sono giunti nelle strade cittadine, nei parchi pubblici, finanche nelle scuole e nelle abitazioni.
Genitori ansiosi vi irrorano in continuazione la casa, sperando di sterminare ogni più piccolo microbo assassino. Ma ignorano i rischi ben peggiori che corrono. La pericolosità dei pesticidi, anche di quelli domestici è infatti dimostrata ormai da un sufficiente numero di studi.
Le stesse etichette dei pesticidi domestici sono finite sotto inchiesta con l'accusa di incentivarne un utilizzo fin troppo “facile”, o stimolare dinamiche del tipo “più ne uso meglio è”, come emerso dai dati presentati dalla California Environmental Protection Agency al 239esimo National Meeting of the American Chemical Society.
Uscendo dalle mura domestiche la situazione non migliora. Sostanze chimiche fitosanitarie vengono spruzzate in parchi e giardini pubblici. Proprio nei luoghi dove giocano i bambini, i più sensibili all'esposizione. Pesticidi di ogni tipo sono presenti nella frutta e nella verdura che mangiamo, spesso contaminano l'acqua che beviamo.
Sebbene siano state presentate alcune proposte di legge che ne limitano l'uso, soprattutto nei luoghi pubblici – una direttiva UE entrerà in vigore nel 2011, impegnando gli stati membri ad adeguarvisi entro cinque anni – è da credersi che l'utilizzo dei pesticidi non diminuirà affatto. Non finché rimarrà intatta la paura della terra.
D'altronde è risaputo che la paura rende forse uomini peggiori, ma sicuramente consumatori migliori. E la paura è stata talmente generalizzata da diventare una sorta di biofobia, terrore collettivo di tutto ciò che è vivo, vitale, e in quanto tale può arrecare un danno.
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Purtroppo ho anche notato che l'irrorazione viene effettuata anche sulle strisce di verde che sono oltre i marciapiedi e che, nel caso da me notato, fanno parte dell'arredo verde delle stazioni metropolitane del treno FR3, deliziosamente progettato e realizzato nel 2000.
C'è un danno doppio!
E oltre a questo la beffa! Infatti dove l'erba pietosamente ingiallisce e muore appaiono i rifiuti che essa nascondeva e che normalmente il giardiniere, dopo aver tagliato l'erba, leva con questa passando il rastrello.