Ma i misfatti della casa tedesca non risalgono certo al periodo recente. La storia della Bayer è costellata di episodi poco chiari, a partire da quando, nel 1897, a pochi anni dalla sua fondazione, commercializzò l'eroina – sintetizzata da un chimico tedesco dipendente dell'azienda – come sedativo per la tosse, dando vita ad una delle più drammatiche catene di dipendenza della storia.
Se in questo primo caso l'azienda si è sempre dichiarata inconsapevole dei rischi collegati alla scoperta, mezzo secolo più tardi le sue colpe sono ben più accertate. In piena seconda guerra mondiale fu infatti coinvolta nella produzione dello Zyclon B, il pesticida usato nelle camere a gas naziste, che si dice testasse direttamente sugli ebrei.
Passiamo alla storia più recente. Nel 2001 il libro dei due giornalisti austriaci Klaus Werner e Hans Weiss ha accusato la casa tedesca – o più precisamente la sua sussidiaria H.C. Stark che si occupa della raffinazione dei metalli – di aver finanziato la guerra civile congolese per poter acquistare a basso costo il prezioso Tantalio, usato nell'elettronica.
Da quando poi, nel 2003, la società è stata riorganizzata in una holding e le varie attività hanno preso la forma di tante società diverse, ciascuna controllata dalla Bayer AG, i “misfatti”, o presunti tali, si sono anch'essi moltiplicati. Brilla – si fa per dire – in questo classifica la Bayer Cropscience, società che si occupa di produrre erbicidi, pesticidi e – seguendo la strategia Monsanto – organismi geneticamente modificati.
Nel corso della sua breve storia Bayer Cropscience ha tentato di introdurre più volte sementa geneticamente modificate in Europa ed Africa inoltrando decine di richieste e causando innumerevoli danni: nel 2006 diffuse illegalmente i semi di colza Ogm in Germania; poco dopo fu colpevole della contaminazione di un'intera partita di riso statunitense – è stata per tal motivo multata e costretta a pagare 2 milioni di euro giusto qualche mese fa; nel 2008, in seguito a pressioni asfissianti riuscì ad ottenere il via libera dall'Unione Europea alla commercializzazione di soia e cotone transgenici.
Infine, tornando a noi, Bayer Cropscience è responsabile della produzione dei pesticidi di Classe uno, che secondo stime dell'OMS avvelenano dai 3 ai 25 milioni di persone ogni anno e ne uccidono 40 mila, soprattutto nel sud del mondo. In queste zone, il clima tropicale e le strutture non adeguate alla conservazione trasformano i pesticidi in dei veri e propri killer, che penetrano nel terreno ed inquinano le falde acquifere.
Già nel '95, messa alle strette, la Bayer promise all'interno del suo rapporto annuale di "sostituire i prodotti in Classe 1 dell'OMS, con altri a minore tossicità". Ciò è avvenuto solo in parte: sotto la forte pressione dell'opinione pubblica, la compagnia ha infatti ritirato dal mercato prodotti come il metil e l'etil-parathion, il monocrotophos, l'oxydemeton-metile, l'azinphos-metile, l'amitraz and trichlorphon, tutti appartenenti alla famigerata Classe 1, e sei mesi fa, a seguito di una campagna mondiale, si è impegnata a sospendere entro il 2010 la distribuzione dell'Endosulfan, un pesticida dagli effetti gravissimi.
Ma sono molti altri i prodotti che mancano all'appello. La CBG chiede dunque che vengano ritirati dal mercato anche il Thiodicarb, il Disulfoton, il Triazophos, il Fenamiphos e il Methamidophos. Si chiede poi un bando immediato per l'erbicida Glufosinato, forse il più pericoloso attualmente in commercio, e la sospensione di tutte le approvazioni a coltivazioni ad esso resistenti.
Ma per convincere la casa tedesca a retrocedere ci sarà bisogno, di nuovo, di una mobilitazione massiccia ed una forte condivisione del problema da parte dell'opinione pubblica. Ormai un veleno è tale non più se uccide, ma se uccide e tutti lo sanno.
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