Ma per i tanti che abitano in città, senza spazi verdi a disposizione, si stanno moltiplicando, su tutto il territorio nazionale, iniziative che danno la possibilità ai privati di prendersi cura - senza esserne proprietari - di un terreno, assumendone oneri e onori, con l'obiettivo di ottenere prodotti biologici, per potenziare il nostro sistema immunitario con alimenti più nutrienti di quelli del supermercato, oltre che più saporiti.
Tra le prime iniziative italiane di “adozione” di un orto c'è la felice esperienza dell’azienda agricola “Terra e Acqua” a San Giuliano Milanese, nel cuore del Parco Agricolo Sud Milano. Un progetto nato dall'intuizione e dall'impegno dell'agronomo Mario Arnò, di Irene di Carpegna, Luciana Appiano e Fabio Bonvini, grazie al quale é stata riportata in vita, con i principi e i materiali della bioedilizia, la cascina Santa Brera Grande, risalente presumibilmente al IX secolo.
L’antico casolare domina 25 ettari di terreno coltivato con le pratiche tipiche dell'agricoltura biologica e da alcuni anni anche con tecniche che seguono i principi della permacultura. La tenuta ospita anche strutture ricettive, strade campestri e canali affiancati da siepi e filari, oltre che un bosco ceduo con 12.000 alberi di diverse specie, impiantati per offrire un habitat naturale alla fauna selvatica e per fornire il legname necessario ad alimentare la caldaia a biomassa per il riscaldamento delle strutture abitative.
“Pagando una quota fissa di 400 euro l’anno, i nostri 50 iscritti, tra singoli e gruppi famigliari, possono raccogliere da soli tutte le verdure e la frutta di cui hanno bisogno, con un limite di quantità dettata solo dalla necessità e dal buon senso - racconta Irene di Carpegna, una delle responsabili dell’azienda agricola - negli anni abbiamo cercato di prestare un’attenzione crescente al coinvolgimento e alle relazioni sociali degli associati, attraverso l’organizzazione di momenti conviviali e di condivisione, come nel caso delle feste per celebrare l’arrivo della nuova stagione, delle riunioni periodiche di monitoraggio delle attività dell'orto o dei corsi di autoproduzione” .
“La peculiarità della nostra iniziativa sta nell’offrire non solo un lembo di terra da lavorare, ma anche tutti quei servizi aggiuntivi che facilitano la coltivazione dei terreni, come la presenza di rubinetti per l’irrigazione, la disponibilità in loco di attrezzature agricole e di ripostigli personali, la presenza di servizi igienici e di un bar automatizzato. Inoltre, in considerazione del fatto che i tempi per gli spostamenti da un posto all’altro sono sempre più lunghi, abbiamo progettato anche uno spogliatoio per indossare gli abiti di un moderno contadino, senza tornare a casa dopo il lavoro” - racconta con toni entusiastici l’ideatrice del progetto, Ornella Bardi, una volitiva impiegata di 44 anni, che ha cercato di dare nuova vita al terreno di famiglia, produttivo e biologicamente puro, perché mai trattato con prodotti chimici. “Anche le colture lo saranno, incentiveremo l’utilizzo di sistemi naturali per eliminare i parassiti, come la mistura di acqua e ortica, attraverso l’organizzazione di corsi tenuti da agronomi dell’Università di Latina” conclude la Bardi.
Un’altra iniziativa che merita menzione é quella ideata dal Comune di Scontrone - cittadina in provincia dell’Aquila, sita alle pendici del Monte Greco - su un territorio del tutto privo di qualsiasi forma di inquinamento, come dimostrato da alcune ricerche scientifiche da cui è emerso che la qualità dell’aria del posto sia addirittura comparabile a quella dell’Alaska.
A Scontrone, come per ogni paese italiano che vive di un’economia agricola e pastorale, si sta assistendo a un progressivo abbandono da parte dei giovani che preferiscono vivere nelle grandi città, anche a causa di una diminuzione delle possibilità lavorative. Per ovviare questa tendenza il Comune ha pensato al progetto ancora in itinere “Agriturismo in un piccolo mondo antico”, grazie al quale si cerca di incoraggiare i giovani a rimanere a vivere nel proprio territorio, attraverso la creazione di nuove opportunità occupazionali.
Una volta portata a regime la coltivazione biologica, viene attivata la filiera, attraverso la trasformazione locale e il commercio. In questa fase, é previsto anche lo sviluppo degli “orti in affitto”, un’iniziativa pensata per allargare il bacino di utenza dei terreni, garantendo anche una risorsa economica supplementare.
Il progetto, inoltre, mira a incentivare il turismo locale, da un lato con la cura delle infrastrutture e delle attrezzature sportive e ricreative - come piste ciclabili, percorsi ecologici e naturalistici - e dall’altro stimolando la creazione di strutture ricettive e agriturismi, in cui sia data l’opportunità ai visitatori di passare un periodo in un “piccolo mondo antico”, prendendo cioè attivamente parte alla lavorazione dei campi. Un progetto avviato con molti sforzi dall’amministrazione locale, che sta già cominciando a dare i suoi frutti in termini occupazionali.
Per chi invece non ha tempo o voglia di coltivare direttamente un campo, l´azienda agricola Giacomo Ferraris di Bianzè a Vettigné nella campagna vercellese, ha reso possibile l' “adozione a distanza” di un orto. Il progetto, ideato dai tre pronipoti di Giacomo Ferraris di Bianzè, si chiama “Le verdure del mio orto” e prevede l´affitto degli appezzamenti a “coltivatori indiretti”, a persone cioè che non devono lavorare, seminare e irrigare il terreno, ma solo ideare telematicamente il proprio orto.
Facilitati da una grafica colorata e semplice, sul sito si può progettare il proprio campo, scegliendo un appezzamento che va da un minimo di 30mq a un massimo di 150mq, e personalizzandolo con gli ortaggi da coltivare fino a un massimo di 40 varietà. Attraverso un servizio di consegna a domicilio, che copre le aree metropolitane di Milano, Torino, Vercelli, Biella, Novara e Casale, circa 200 kg di prodotti biologici a persona l’anno saranno poi consegnati direttamente a casa. Facile come un gioco!
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