Proprio in queste ore è in corso la votazione dell’articolo 43 della “Legge Comunitaria 2009” che modifica la legge quadro sulla caccia (Legge 157/92 ), cancellando gli attuali limiti temporali alla stagione venatoria (1 settembre-31 gennaio). Dopo il via libera ricevuto dal Senato a fine gennaio, il voto della Camera sarebbe definitivo.
A questo proposito le associazioni ambientaliste hanno voluto manifestare la loro più totale discordanza con la piega che il dibattito politico ha preso: “L'estensione del calendario venatorio sarebbe un disastro ecologico e gestionale - scrivono in una nota - da un lato, si permetterebbe alle Regioni di allungare la stagione di caccia a periodi cruciali per gli animali selvatici, per i quali l'Unione Europea ci chiede invece la completa protezione. Dall'altro si graverebbero le stesse Regioni del fardello di dover subire la costante pressione di chi chiederà ancora più caccia, con un carico insostenibile di contenziosi con il Ministero dell'Ambiente e con l'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientare. Il contrario di ciò di cui il nostro Paese ha bisogno. Siamo ambientalisti ed animalisti, ma prima ancora cittadini italiani, espressione della società civile, e come tali rivendichiamo il diritto alla tutela della natura e alla sicurezza delle persone, e l'esigenza di poter passeggiare nei nostri boschi e nelle nostre campagne senza rischi ancora maggiori di quelli odierni. La Commissione Agricoltura, come si è già impegnata a fare, cancelli questa norma irricevibile”
A dichiararlo sono stati in dettaglio presidenti delle Associazioni Ambientaliste ed Animaliste: Carla Rocchi (ENPA), Stefano Leoni (WWF), Giuliano Tallone (LIPU), Gianluca Felicetti (LAV), Massimo Di Maio (Fare Verde), Walter Caporale (Animalisti Italiani), Rosa Filippini (Amici della Terra), Massimo Comparotto (OIPA), Giovanni Porta (LIDA).
"E’ vergognoso che il Parlamento inganni gli Italiani con una norma che, invece di diminuire la pressione venatoria come ci chiede l’Unione Europea, estende la stagione di caccia oltre i già lunghi 5 mesi attuali, deliberando così lo sterminio di milioni di uccelli migratori e la condanna sicura dell’Italia a pagare ingentissime multe per l’ennesima violazione delle leggi europee ed internazionali per la tutela degli animali selvatici" ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia. L'associazione ha chiesto esplicitamente la soppressione dell’articolo 43, ricordando l’incompatibilità assoluta del prolungamento della stagione venatoria con la direttiva europea 79/409/CE, con la Costituzione e con la Convenzione sulla biodiversità.
La soppressione definitiva di questa norma è l’unica risposta seria e legittima che il Parlamento possa dare, ha spiegato l'associazione. In caso contrario, i milioni di italiani rappresentati dalle oltre centro Associazioni che a febbraio hanno inviato un appello al presidente Berlusconi, sono pronti a mobilitarsi con ogni mezzo, compreso il referendum abrogativo. Anche perché, a quanto pare, nonostante l’art. 43 sia stato oggetto in questi giorni di trattative all’interno della maggioranza, con emendamenti migliorativi, torna il rischio che si voti invece in favore della “caccia selvaggia”.
Di recente, il Comitato scientifico del WWF Italia, un organo costituito da scienziati e dai migliori esperti in materia ambientale sia nazionali che internazionali, ha rivolto un appello al Parlamento dove è ribadito l’effetto devastante che una deregulation della caccia avrebbe sulla conservazione dell'avifauna migratrice. La modifica all’attuale legge sulla caccia avverrebbe poi in un Paese in cui ben l’81% dei cittadini è sfavorevole a una deregulation della caccia, come rileva il recente sondaggio che WWF insieme a LIPU, Legambiente, LAV, Enpa hanno commissionato a IPSOS.
Sempre dal sondaggio risulta che solo il 3% degli elettori della maggioranza di Governo è d’accordo con il voto del loro partito e sempre nella stessa area politica , il 47% ritiene la caccia un’inutile crudeltà che andrebbe vietata.
L’articolo 43, così come riformulato alla Camera dei Deputati dal relatore in Commissione Agricoltura, on. Isidoro Gottardo, prevede invece la possibilità per le Regioni di modificare i termini massimi della stagione di caccia (1 settembre - 31 gennaio) nel rispetto dell’arco temporale massimo.
“Ciò darebbe la possibilità alle Regioni, differenziando l’apertura e la chiusura della stagione di caccia per singole specie di allungare la stagione di almeno altri due mesi all’anno- ha spiegato Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna di Legambiente -, aprendo la caccia già dal mese di agosto per alcune specie e chiudendola per altre alla fine di febbraio e oltre. Per una specie migratrice che arriva in Italia soprattutto verso la fine di ottobre, ad esempio, le Regioni potrebbero prevedere l’inizio della caccia in novembre e la chiusura, nel rispetto dell’arco temporale massimo, alla fine del mese di marzo. Esattamente come avveniva quarant’anni fa!”.
Tra le specie per cui le Regioni potrebbero chiedere la caccia già dal mese di agosto, per esempio ci sono: la folaga (Fulica atra), il germano reale (Anas platyrhynchos), il merlo (Turdus merula), la Pavoncella (Vanellus vanellus), la tortora (Streptopelia turtur). Cinque specie per cui le Regioni potrebbero decidere di chiudere la caccia nel mese di febbraio sono invece l’allodola (Alauda arvensis), il colombaccio (Columba palumbus); il fischione (Anas penelope), la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), la marzaiola (Anas querquedula)
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