La nascita del progetto, partito nel 1995 e durato 13 anni, si deve all’incontro fra Laura Malavasi, l’allora pedagogista del Comune di Correggio, e la cooperativa di abitanti Andria. L’idea di partenza è stata la convinzione che un quartiere o una casa a misura di bambino sia capace di rispondere meglio alle necessità e ai bisogni di tutto il nucleo famigliare.
Durante la fase iniziale, conclusa nel 1999, i bambini delle scuole materne di Correggio e di Rio Saliceto hanno partecipato a molte iniziative tra cui il progetto "Case di cartone in Piazza: i bambini occupano la città", grazie al quale nella piazza del Comune di Correggio sono stati sistemati numerosi modellini di cartone, poi decorati dai piccoli, liberi di dare sfogo alla propria fantasia.
Nel piano di lavoro anche la costruzione di due plastici, uno in scala 1:100 col progetto di massima, e uno in scala 1:25 con quello definitivo, e un laboratorio "Quando le idee dei bambini trovano casa" organizzato in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara.
Dalla teoria si è passati alla pratica grazie ad un’equipe di architetti, urbanisti, designer e paesaggisti, guidata da Luciano Pantaloni.
Nel 2002 si è giunti alla presentazione del progetto urbanistico e alla rielaborazione di quello architettonico e nel 2003 è iniziata la realizzazione sul campo. Le case hanno iniziato, mattone dopo mattone, a prendere forma anche attraverso la cooperazione delle famiglie che si sarebbero dovute trasferire nelle nuove abitazioni.
I bisogni dei 700 scolari sono stati tradotti in un quartiere di nuova concezione. I bambini avevano espresso il disagio di non poter vedere bene il mondo fuori dal balcone, e nelle case di Coriandoline sono state realizzate grandi vetrate. In ogni appartamento è creato uno spazio riservato esclusivamente ai giochi. Sui campanelli sono stati scritti i nomi dei più piccoli. Anche un viaggio in ascensore è stato reso divertente grazie allo specchio deformante, mentre per chi non lo volesse prendere è stato costruito affianco ad ogni rampa delle scale uno scivolo. A rendere ancora più colorate e giocose le abitazioni ci ha pensato Emanuele Luzzati (il celebre disegnatore e scenografo scomparso nel 2007), che ha affrescato con le sue figure magiche le facciate.
Le case realizzate sono tutte diverse e con forme fantasiose: c’è la Casa delle Pietre Preziose, ricoperta di piastrelle di ceramica luccicanti, la Casa dei Fiori, con le pareti ornate da fiori veri o dipinti, e poi la Casa-Fienile, la Casa-Castello, la Casa Trasparente e la Casa-Torre. Anche gli antiestetici garage sono resi più gradevoli, perché coperti dal Prato dei Mostri che Ridono, due colline dipinte con le facce da mostri.
Nel 2006 sono state consegnate alle famiglie dieci villette a schiera e altrettanti appartamenti, disposti a ferro di cavallo fra via Malaguzzi e via Rodari (nomi che rendono omaggio al grande pedagogista reggiano e allo scrittore di fiabe e romanzi capace di trasformare anche un errore linguistico in una meravigliosa storia). Nel 2007 sono state ultimate le opere di semina, piantumazione e di sistemazione degli spazi verdi comuni. Il 16 settembre del 2008 è stato inaugurato ufficialmente Coriandoline: un nome che richiama l’allegria e i colori dei coriandoli carnevaleschi.
Un coinvolgimento di varie figure che ha tenuto conto delle peculiarità e delle esigenze di ognuna, con particolare attenzione ai bimbi. Sul sito del progetto si legge: “La partecipazione intesa nel modo più corretto è un percorso organizzato nel quale ogni soggetto interviene per le proprie competenze in modo autorevole e riconosciuto. Questo significa che ai bambini è stato richiesto di essere bambini e non adulti ed architetti. A loro è stato chiesto quali erano le loro idee e le loro esigenze. […] Non abbiamo chiesto di progettare le soluzioni e non abbiamo dato loro la matita per fare gli architetti”.
L’esperienza di Coriandoline è senza dubbio un grande esercizio di cittadinanza: un elogio alla lentezza e al potere immaginifico dei bambini che sembra suggerire un modo nuovo di vivere il quartiere, dove strade interdette alle auto possano essere luogo di incontro, e dove sia possibile e credibile un’Officina dei Coriandoli, uno spazio dove la comunità possa riunirsi e giocare.
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brava lucia cuffaro che ce l'ha fatta conoscere!