Ed ecco così che, riposti sul fondo del cassetto, troviamo quei jeans che non ricordavamo neanche di avere. Li abbiamo indossati un paio di volte, tanto tempo fa prima di destinarli alla “sezione dimenticatoio” del nostro armadio. Adesso che li abbiamo ritrovati, meticolosamente osservati e più volte provati, cosa ne facciamo? Dopo attenta riflessione decidiamo che è giunto il loro momento: il momento di essere venduti, scambiati o regalati a qualcuno che non solo non ha una “sezione dimenticatoio” nell’armadio ma non ha neanche un armadio.
Eppure, proprio quando siamo in procinto di compiere il grande passo, ci viene in mente che forse il giorno del poi dell’anno del mai potremmo voler indossare proprio quel jeans. Ecco quindi che decidiamo di offrire a quel capo un'altra chance: lo riponiamo dunque nuovamente sul fondo del famoso cassetto dei vestiti in stand-by.
Abiti acquistati frettolosamente, pantaloni troppo stretti o troppo larghi, jeans con la vita troppo alta o troppo bassa… Molti di noi custodiscono capi di abbigliamento che non utilizzano mai.
A giacere inutilizzati per anni sono soprattutto cravatte, gonne, cappelli e pantaloni.
Oltre l’80% degli intervistati ha dichiarato che tra l’abbigliamento e gli accessori messi da parte vi sono addirittura capi nuovi o comunque in perfette condizioni. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché questi vestiti non vengono utilizzati?
La prima motivazione (fornita dal 40% degli intervistati, che sale al 44% nel caso delle donne) è che i capi in questione hanno stufato o non piacciono più; per il 37% (la percentuale per le donne è maggiore, pari al 43%) il motivo è che la taglia non è più la stessa; segue l’averne comprati di nuovi (23%) o l’essere fuori moda (22%). Per un altro 22% “semplicemente” non si è presentata l’occasione di indossarli, mentre il 18% dichiara di essersi proprio dimenticato di avere quei vestiti nell’armadio. Pari al 13% è invece il numero di intervistati che afferma di non usare più alcuni vestiti perché rovinati.
La ricerca rivela, poi, che sono 15 milioni gli italiani disposti a rivenderli e 8 milioni lo farebbero utilizzando come canale preferenziale Internet.
Tuttavia, la vendita non costituisce l’unica soluzione per liberare i nostri armadi dai vestiti che non indossiamo mai. Un’altra alternativa, oltre al dono di questi abiti a chi ne ha più bisogno di noi, è costituita dallo scambio. L’ultima tendenza eco-sostenibile è infatti lo “swapping”, una parola dal suono simile al termine “shopping” ma dal significato ben diverso. Lo scambio di capi di abbigliamento, accessori e di qualsiasi oggetto in generale comporta non solo il risparmio economico, la riduzione degli sprechi ed un limite agli acquisti compulsivi (il cui risultato, come abbiamo visto, possiamo trovarlo nel nostro cassetto “vestiti in stand by”), ma anche la riscoperta di valori come la socialità e la solidarietà.
Ecco così che una tranquilla serata tra amiche può rilevarsi, oltre che un momento di svago, l’occasione ideale per dire addio a quel nostro jeans che da troppo tempo snobbiamo e portare a casa, in cambio, una bellissima gonna che ci calza a pennello…
I Love Swapping
Il baratto - ovvero lo swap e il far swapping, come dicono gli anglosassoni è la nuova tendenza al consumo... Continua... |