Ci vado comunque volentieri, anche perchè è il secondo tentativo: ieri abbiamo provato ad andare in macchina, ma sul tratto di Formia ci sono dei lavori e siamo rimasti bloccati 45 minuti nel traffico ad 1 km dal porto, fino a che abbiamo visto il traghetto salpare.
Va bene, filosofia ci vuole: rimango a dormire a Fondi ospite da amici, e di buon mattino prendo il treno... è anche più ecologico no? E poi mi piacciono i treni: mio padre lavorava alle Ferrovie, quando si chiamavano “dello Stato” e lo erano davvero, quindi erano anche un po' mie. Il treno rappresentava l'inizio delle vacanze, o semplicemente mio padre che tornava a casa da una trasferta a Torino portandoci la crema di gianduia.
Mio padre andò in pensione piuttosto giovane, pur non avendo raggiunto il massimo, proprio mentre si compiva il passaggio da FS a Trenitalia, dicendo che non gli piaceva la piega imprenditoriale che l'azienda stava prendendo e che tirava una brutta aria. Beh, da figlia devo dire che ho continuato ad averlo io un rapporto stretto con l'azienda, nel mio strano pendolarismo al contrario per l'Italia: dalla grande capitale verso i piccoli centri dove la nostra associazione onlus svolge progetti di ricerca e monitoraggi ambientali sulla fauna selvatica: siamo zoologi ricercatori... anche noi animali in via di estinzione, ma questa è un'altra storia!
Sono un'affezionata degli interregionali, visto che le mie destinazioni non esistono dall'Intercity in su. Quindi ho imparato ad essere molto paziente, sopratutto sulla tratta Roma-Napoli, che frequento ormai abitualmente da circa due anni. Per questo non mi scompongo quando vengono annunciati 20 minuti di ritardo per Formia.
L'ultimo residuo di ottimismo sfuma quando il 30 diventa 40, e rinuncio alla speranza di rifarmi con un eventuale ritardo del traghetto quando la mia collega (arrivata a Formia in auto) mi dice che sta partendo in perfetto orario.
Mi metto definitivamente il cuore in pace quando il treno delle 8.00 (ormai deventato delle 8.40) viene annullato. Ma c'è un sottofondo in tutta questa vicenda: la voce di Moretti, Amministratore delegato di Trenitalia, che decanta da un altoparlante della stazione di Fondi le meraviglie della nuova Freccia Rossa, supportato da una voce femminile che elenca soddisfatta le nuove tratte dell'alta velocità.
Quando chiediamo spiegazioni su cosa stia succedendo, ci informano che il treno era in ritardo e si è dovuto fermare a M.S.Biagio (5 minuti da qui) per far passare i treni veloci, che infatti vediamo sfrecciare sul nostro binario senza fermarsi.
Allora penso che mi piacerebbe spaccare l'altoparlante dal quale Moretti continua a sponsorizzare la sua Azienda... già, perchè è sua adesso, al massimo degli azionisti di Trenitalia SPA, o di TAV SPA, certamente non dello Stato, né tantomeno dei cittadini! Naturale che il popolo degli interregionali abbia poco peso nel bilancio aziendale: noi che ci spostiamo per tratte da 50 Km con gli abbonamenti o i biglietti kilometrici, siamo... come dire...fuori mercato!
E allora mi sale una rabbia dentro, che vedo anche sui volti dei miei compagni di sventura, e penso che l'altoparlante è troppo alto per spaccarlo, ma la società civile non lo è: è alla mia altezza, e la mia rabbia è la rabbia di molti, che ancora credono che i diritti debbano stare in mezzo a noi, e non nei consigli di amministrazione in cui la moda delle privatizzazioni li ha relegati negli ultimi 20 anni!
E penso che questa rabbia possa essere la nostra forza, ma dobbiamo usarla per lottare per riprenderceli i nostri diritti, sottraendoli ad un mercato che li sta facendo a pezzi!
Di Simona Savini
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Probabilmente in un altro paese un Moretti si sarebbe dimesso o sarebbe stato inforcato da utenti inferociti.
Noi siamo sempre più avvezzi ad essere sodomizzati.