Greenways: pedalare e correre vicino alle vecchie ferrovie

Nei paesi industrializzati, le ferrovie in disuso costituiscono ormai centinaia di migliaia di chilometri. La nostra autrice ci racconta dell'associazione italiana Greenways e di un movimento transnazionale alla scoperta di questo strano patrimonio e della sua valorizzazione culturale, ecologica e ricreativa.

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di Lucia Cuffaro


Carta delle ferrovie in disuso in Italia. In tutte le regioni italiane vi è la presenza di migliaia di chilometri di ferrovie non più utilizzate
In tutte le regioni italiane e più in generale nei paesi industrializzati vi è la presenza di migliaia di chilometri di ferrovie non più utilizzate e di tratti di linee attive dismesse in seguito alla costruzione di varianti di tracciato.

Un patrimonio culturale da tutelare fatto di stazioni spesso di pregevole fattura o di opere d’ingegneria ancora utilizzabili come viadotti, ponti, e gallerie, che è lasciato in balia dei vandali o di una natura inarrestabile.

La ragione di questo abbandono è da individuare nella diffusione su larga scala dell’automobile, a partire dalla seconda metà del XX secolo, e nella conseguente costruzione di un’imponente rete stradale, che ha cambiato l’abitudine del viaggio in treno, assegnando al trasporto su gomma il ruolo di mezzo primario negli spostamenti delle merci e delle persone.

Per queste strade ferrate che esauriscono la loro funzionalità pubblica non c’è un futuro roseo: nella maggior parte dei casi vengono semplicemente lasciate a se stesse, trasformandosi spesso anche in discariche abusive, altre sono vendute a società elettriche o di telecomunicazioni, che le utilizzano per l'interramento di linee telefoniche, cavi elettrici, metanodotti, solo in pochi casi le linee rimangono in esercizio come ferrovie turistiche, private, militari, etc., oppure vengono disarmate dai comuni per poter essere utilizzate come strada campestre o territorio agricolo.

L’Associazione Italiana Greenways nasce il 20 luglio 1998 (una tra le prime ONLUS nel settore della tutela dell’ambiente) proprio per recuperare le ferrovie dismesse, promuovendo la loro trasformazione in percorsi naturali o attrezzati per uso pedonale o ciclistico, le cosiddette greenways: “un sistema di territori lineari tra loro connessi che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale”, come definito nell’articolo 1 dello statuto dell'Associazione.

L’AIG vede nel suo organico, presieduto dal Prof. Ing. Alessandro Toccolini, docenti e ricercatori dell’Università degli Studi e del Politecnico di Milano, rappresentanti di enti parco, membri di associazioni culturali e professionali. La sua costituzione è avvenuta in seguito al convegno sul tema delle greenways, che si tenuto nell’aprile 1998 presso la facoltà di Agraria di Milano, in cui è intervenuto il professor Julius Fabos dell’Università del Massachusetts (USA), capofila del movimento internazionale delle greenways, rendendo evidente l’esigenza della creazione di una corrente italiana.

Peter Geldhof, oggi presidente dell’Associazione delle Fiandre Occidentali per il tempo libero, già nel 1978 scriveva: "Sempre di più nei paesi e nelle città si diffonde l’idea di destinare le vecchie linee ferroviarie ad una funzione ricreativa. Passeggiare, andare in bicicletta e a cavallo, sono passatempi sempre più diffusi. La corsa verso l’aria aperta è cominciata. Nelle città, i ciclisti e i pedoni sono rifiutati dalle strade pubbliche senza che si offra loro un’alternativa accettabile.

ferrovie treni
"Sempre di più nei paesi e nelle città si diffonde l’idea di destinare le vecchie linee ferroviarie ad una funzione ricreativa”
Gli escursionisti a cavallo, quasi completamente esclusi dall’ambiente urbano, sono alla ricerca di percorsi con suoli soffici adatti per i loro cavalli. La rete stradale e autostradale è più che sufficiente. Quello che manca sono dei percorsi che conducano i pedoni, i ciclisti e gli escursionisti a cavallo fuori dai centri abitati, verso le campagne, lontano dai pericoli. Le vecchie linee ferroviarie hanno tutti i requisiti per svolgere questo ruolo. Esse sono state concepite per collegare i paesi tra di loro, e presentano il minor contatto possibile con le altre forme di traffico”.

Sul nostro territorio nazionale il recupero delle linee ferroviarie abbandonate e la conseguente creazione di una rete di greenways è secondo l’associazione d’auspicare e darebbe anche un contributo notevole allo sviluppo delle zone rurali attraverso attività di turismo sostenibile, oltre che incoraggiare il senso di appartenenza al territorio attraverso la conservazione del patrimonio storico-culturale. Una conversione possibile anche perché favorita dalla peculiare morfologia del territorio italiano.

Le ferrovie abbandonate, infatti, attraversano tipologie di ambienti diversi, come boschi, campagne, valli, fiumi e laghi. Un’alternanza di paesaggi che rende ancor più affascinanti questi percorsi. Inoltre, la regolarità della pendenza, che caratterizza le strade ferrate italiane fa sì che le greenways realizzate accanto ad esse possano essere praticabili non solo da escursionisti e ciclisti allenati, ma da ogni tipologia di persone a prescindere dall’età.

Anche all’estero la trasformazione delle linee ferroviarie abbandonate in percorsi verdi rappresenta una realtà ormai consolidata, come nel caso delle "railway paths" inglesi, delle "vías verdes" spagnole o delle "chemins du rail" francesi.

percorso ferrovia
Le ferrovie abbandonate, infatti, attraversano tipologie di ambienti diversi, come boschi, campagne, valli, fiumi e laghi
Negli Stati Uniti il movimento di riconversione è attivo sin dagli anni ’60. Il primo percorso verde (in americano “rail-trails”) inaugurato è l'Illinois Prairie Path lungo 88 km e risale addirittura al 1966. Dal 1986 l’organizzazione nazionale Rails to Trails Conservancy (RTC) opera per convertire gli oltre 240.000 km di ferrovie dismessi nel corso del XX secolo, che aumentano ad un ritmo di 5.000 km l’anno, soprattutto a causa delle disposizioni dell’Interstate Commerce Commission, che ha rimosso con una legge del 1980 – lo Stagger Act – i vincoli che prima obbligavano le compagnie ferroviarie a mantenere in esercizio strade ferrate anche se in fallimento.

In Italia le esperienze di recupero di vecchi tracciati ferroviari sono ancora limitate. Tra le principali greenways si ricorda la pista ciclabile lunga 7 Km realizzata sull’ex ferrovia Modena-Vignola nel tratto San Lorenzo di Castelnuovo-Spilamberto, il percorso sterrato accanto all’ex ferrovia Rocchette-Asiago, la strada campestre, in estate, e pista per lo sci di fondo, in inverno, della linea ferroviaria dismessa Dobbiaco-Cortina, nel tratto Dobbiaco-Lago di Dobbiaco, il tragitto per biciclette e passeggiate ricavato dall’ex ferrovia Caltagirone-S. Michele di Ganzaria (CT).

Grazie anche ad una recente attenzione da parte delle istituzioni pubbliche, negli ultimi anni sono partiti progetti per la realizzazione di greenways su tutto il territorio nazionale, alcuni anche in fase avanzata, come nel caso della conversione in pista ciclabile dell’ex ferrovia Fiuggi-Paliano lunga 22,5 km, promossa dalla Regione Lazio.

Per conoscere le greenways italiane censite o per segnalare una linea ferroviaria abbandonata visitare il sito www.greenways.it

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