Tuttavia, quel dramma non fu quasi per niente affrontato dai servizi internazionali di informazione. Si è pensato, probabilmente, ad un ennesimo conflitto civile tra fazioni rivali più avvezze ai mortai che alle urne elettorali. In Africa, di questi scontri, si è perso il conto.
Dopo sei mesi di combattimento i ribelli Cobra, sostenitori di Nguesso, spalleggiati dalle truppe provenienti dal vicino Angola, riuscirono a scardinare la resistenza delle forze regolari, costringendo Lissouba all’esilio. Dietro di sé il Presidente lasciò una serie di riforme economiche fallimentari ed un forte debito contratto per l’acquisto delle armi necessarie ad arginare le truppe ribelli.
Per capire le ragioni profonde del rovesciamento di Lissouba e del deflagrare della guerra civile non basta soffermarsi agli antagonismi politici così violenti che spesso sono solo utili a nascondere motivi di fondo ancora più osceni.
Un quadro più nitido di quella situazione si ha se si guarda alle risorse naturali del Congo-Brazzaville e agli interessi che vi gravitano attorno. Il Paese è quarto produttore mondiale di petrolio su cui monopolizza il colosso francese degli idrocarburi ELF Aquitaine.
Il tentativo di Lissouba di negoziare un accordo quadro pari a 300 milioni di Dollari con la società americana Occidental Petroleun (Oxy) aveva minacciato di intralciare il dominio incontrastato della ELF sul territorio.
Lo stesso Lissouba, però, non esce totalmente immacolato dalla vicenda.
Egli stesso ha ammesso di aver ricevuto denaro dalla Elf per condurre la sua campagna elettorale e di aver usufruito della consulenza dei consulenti dell’azienda.
Non solo, esistono prove inconfutabili dell’intermediazione della Fiba per l’acquisto di quegli armamenti di cui sopra, per un valore di circa 60 milioni di dollari. Come si legge dal sito ufficiale del Centre for public integrity la Elf avrebbe concesso il prestito per la copertura delle spese assicurandolo alla futura produzione di petrolio del Paese.
La situazione che si è andata creando in Congo Brazzaville, ad ogni modo, passa anche per le responsabilità di Lissouba che fin dalla sua elezione, nel 1992 ha agito in modo da creare conflitto tra le varie compagnie petrolifere presenti nel Paese nella speranza di incanalare una consistente parte dei loro profitti nelle sue tasche.
L’accordo con la Occidental Petroleum (OXY), e l’invito esteso ad altri giganti degli idrocarburi, la Exxon e la British Dutch Shell, ad entrare nel mercato congolese ha urtato ovviamente, la Elf, fino ad allora padrone incontrastato dell’attività estrattiva nel Paese.
Per Lissouba vincere non è stato necessariamente sinomino di affermazione degli strumenti democratici, da anni spariti dal contesto politico congolese. Di più, ha significato l’innescarsi di quella guerra civile in cui non solo la Elf sostenne vivamente Nguesso, ma nella quale vi prese parte l’Angola e, segretamente, anche il Gabon.
Sostenere il “proprio” candidato, paventando la rottura degli equilibri politici, precipitando nelle guerre civili, ricorrendo ai colpi di stato e finanziando le milizie irregolari, è una pratica piuttosto in voga in seno alla Elf, che non disdegna di scendere a patti con le dittature più estreme pur di preservare intatti i propri interessi.
È successo in Congo come è successo anche in Ciad dove, assieme alla Exxon, alla Banca Mondiale ed alla Cina ci si è accordati con la dittatura di Deby per il raddoppio delle estrazioni petrolifere.
Dalle indagini che si sono sviluppate intorno alla Elf e che hanno coinvolto anche la Presidenza della Repubblica francese, ovvero Mitterrand, è emersa una fitta rete di finanziamenti e connessioni.
Il denaro della Elf che, va ricordato, è un’azienda di Stato, era utilizzato dalla Francia per comprare l’influenza ed i contatti necessari in Africa, facendolo passare attraverso conti bancari depositati in Svizzera e diretti in Camerun, in Gabon dove Omar Bongo, stretto parente di Nguesso, perpetra ininterrottamente una dittatura dal 1967 fino alla sua morte, nel 2009, in Angola.
Dal Corriere della sera riportiamo questa dichiarazione fatta da alcune fonti della Elf: “Ebbene si' , oltre alle royalties al governo, noi versiamo un 'pizzo' anche a Savimbi”. Un fatto, diremmo, del tutto normale quando la collocazione geografica è l’Africa.
Il potere del denaro, attratto dalle grandi ricchezze di quel territorio, unite a politici corrotti e senza scrupoli ed alla facilità con cui si innescano i conflitti che a loro volta creano vaste aree economicamente appetibili (armi, acqua, diamanti, petrolio), rendono il continente una polveriera sempre pronta ad esplodere ed al contempo il fulcro di ogni traffico illecito, perché lì tutto fa economia, dallo smaltimento dei rifiuti tossici, al traffico di armi, alla sperimentazione dei farmaci. Dove la vita costa molto poco, è proprio lì che gli sciacalli si saziano.
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