Shell, il "bluff" delle scuse ai popoli della Nigeria

Sembrava fosse un miracolo e invece... nessuna scusa vera da parte dalla Shell ai popoli indigeni della Nigeria. Solo un "bluff" da parte di alcuni attivisti per far conoscere al mondo cosa succede nel delta del Niger. Terre inquinate e completamente distrutte e uno sviluppo, quello delle popolazioni indigene, inevitabilmente compromesso. Può bastare?

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di Salvina Elisa Cutuli

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Da anni la Shell opera nel territorio del delta del Niger, una regione ricchissima di petrolio
Da anni la Shell opera nel territorio del delta del Niger, una regione ricchissima di petrolio – dove si concentrano le maggiori compagnie mondiali dell'energia – eppure estremamente povera a causa delle continue trivellazioni, delle enormi quantità di gas bruciato, delle pioggie acide e dello smaltimento dei fanghi che hanno compromesso definitivamente la situazione ambientale dell'area.

Per tale motivo la multinazionale è da tempo nel mirino delle associazioni ambientaliste accusata prevalentemente di aver inquinato l'area geografica e di aver compromesso lo sviluppo delle popolazioni indigene. A queste accuse se ne aggiungono altre ancora più gravi come l'omicidio di alcuni ambientalisti da parte della compagnia petrolifera. La Shell avrebbe già pagato un risarcimento per la morte di uno di questi.

Per evitare che queste atrocità passassero nel dimenticatoio, un gruppo di attivisti, conosciuti meglio come The Yes Men, ha messo in atto uno scherzo che in realtà si mostra più come una provocazione. Questi attivisti che si definiscono “un'associazione poco strutturata di circa 300 impostori sparsi nel mondo” praticano a detta loro, la “identity correction” spacciandosi per gente importante che “declama” discorsi di una certa elevatura ed entità.

Questa volta è stata la Shell, famosa compagnia petrolifera, ad essere presa di mira. L'obiettivo di questo attacco è molto chiaro: è necessario che più persone possibili conoscano la situazione attuale che si vive in Nigeria e il rapporto difficile tra la Shell e la zona del delta del Niger. Così i 300 impostori hanno realizzato un video diffuso tramite un sito web falso dal nome "Shell apologises" nel quale, un tale Bradford Houppe, l'immaginario Vicepresidente di un altrettanto immaginario comitato per gli affari etici di Shell, ammette tutte le crudeltà che la compagnia petrolifera ha compiuto in Nigeria, scusandosi di tutto questo e annunciando l'inizio di nuovi rapporti tra l'azienda e le popolazioni vittime dell'inquinamento.

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Quattro contadini e pescatori nigeriani chiedono che sia loro pagata la giusta compensazione per i danni subiti
“Shell si scusa con tutti gli abitanti della Nigeria Delta del Niger per i molti anni di violazioni dei diritti umani, di cui la compagnia petrolchimica si assume la piena responsabilità” - spiega Bradford Houppe, Vice-Presidente del Comitato Etico dell'impresa -. “Le operazioni di Shell nel Delta del Niger devono essere oggetto di una seria, approfondita e umile revisione".

Peccato che non ci sia niente di vero di quanto è accaduto. Di reale resta l'amarezza di popoli distrutti e privati della loro terra ormai in rovina dagli sversamenti di petrolio degli oleodotti della Shell e per fortuna, l'accusa che gli indigeni del delta del Niger hanno rivolto contro i vertici della compagnia petrolifera citandoli in giudizio davanti al tribunale internazionale dell’Aia.

Sia in Nigeria che in Olanda, quattro contadini e pescatori nigeriani chiedono che sia loro pagata la giusta compensazione per i danni subiti. Richiedono inoltre che la Shell avvii una completa operazione di bonifica del territorio.

Ai posteri l'ardua sentenza.

Qualunque sia il seguito di questa storia ci auguriamo che il rispetto per gli indigeni, ma soprattutto per la loro terra, vinca sugli abusi, sulle atrocità e sugli orrori che la politica affaristica e lo sfruttamento capitalistico tipico di una mentalità consumistica regala a molti popoli del pianeta.

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16 Aprile 2010 - Scrivi un commento
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