Bernard Charbonneau, L’hommauto, Edizioni Denoël
«Parigi non c’è più; non è stato Hitler a distruggerla, ma Renault», scriveva Charbonneau in L’Hommauto. E l’Italia? C’è ancora o l’ha distrutta la Fiat? A giudicare da una recente indagine dell’ACI sembra proprio così: l’automobilista italiano passa in media un’ora e mezzo al giorno dentro la propria automobile, cioè 22 giorni l’anno per un totale di 7 anni della nostra vita. Questo primato negativo deriva sia dal numero di auto circolanti, maggiore che nel resto d'Europa, che dalla scarsità di parcheggi, causa di una ricerca più lunga del posto auto.
L’Italia detiene poi anche un altro record: quello dei veicoli circolanti sulle strade. Nel 2009 si calcola che vi siano state 60 auto ogni 100 abitanti, 600 ogni 1.000, contro le 500 auto per ogni 1.000 abitanti di Gran Bretagna e Francia. Questo vuol dire che per ogni italiano c’è una mezza automobile o, per chi preferisce guardare il dato al contrario, che ogni auto ha all’interno del suo abitacolo 1 persona e mezzo.
Il primato regionale spetta a Lazio, Umbria, Piemonte, Valle D’Aosta, Marche e Toscana, mentre le regioni più verdi sono Puglia, Trentino e Liguria. Visto a livello mondiale, questo dato indica che l’Italia detiene da sola il 5,4% del parco circolante, a fronte dei quasi 640 milioni di vetture che circolano per le strade di tutto il mondo. Tornando in Italia, ogni vettura può circolare su una rete stradale di 172.000 km e 6.487 km di autostrade.
L’italiano non sembra voler rinunciare alla propria auto nemmeno in tempo di recessione: in seguito alla crisi energetica che ha innalzato sensibilmente il prezzo del carburante, solo un misero 6% degli italiani ha rinunciato all’auto preferendo ferrovie e mezzi pubblici, la restante maggioranza continua imperterrita a girare in automobile. Non solo per viaggi lunghi: un buon 58% infatti sembra preferire l’auto anche per brevi spostamenti, non più lunghi di 15 minuti, che potrebbero essere coperti da mezzi alternativi e meno inquinanti.
Quanto ci costa all’anno mantenere l’auto? Chi ne possiede una può fare un calcolo veloce, ma la maggior parte di noi a volte fatica a rendersi conto che oltre alle spese di bollo e manutenzione ce ne sono anche altre altrettanto importanti per la collettività. Se facessimo i conti ci renderemmo conto che l’automobilista medio spende in media 2.600 euro annui e il carburante incide per un buon 42%. A questo si aggiungono le quasi 500 euro per la Rc Auto e le 400 euro per la manutenzione ordinaria, oltre alle spese per pedaggi autostradali, posti auto e garage. Complessivamente, la spesa annua per la manutenzione e l’esercizio dell’auto si aggira oltre i 90 miliardi di euro.
C’è un altro costo che non teniamo in considerazione: quello energetico. Le auto italiane trasportano in media 1 passeggero, il che significa che 100 auto trasportano al massimo 120 persone e non invece 300-400 come potrebbero fare. Se colmassimo il vuoto dell’abitacolo, riempiendo ogni vettura con 4 passeggeri, risparmieremmo 5 miliardi di euro, che andrebbero sommati agli altrettanti miliardi dovuti ai parcheggi vuoti. Senza contare l’immenso beneficio che ne ricaveremmo in termini di ambiente e salute.
Il costo sanitario è quello che in pochi calcolano: sia dentro che fuori l’abitacolo l’aria che respiriamo non è salutare. Oltre allo stress di dovere stare al volante, spesso in coda oppure in mezzo al traffico arrabbiati o annoiati, respiriamo aria inquinata da particelle PM10, fuliggine e i microrganismi e i gas ossidanti come l’ozono, senza contare i contaminanti solidi e gassosi e i pollini allergenici. A peggiorare il livello dell' aria che respiriamo al volante è la cattiva manutenzione dei filtri dell’aria condizionata che pochi automobilisti si preoccupano di cambiare una volta all’anno.
Il pericolo si accentua soprattutto d’estate quando, in periodo di vacanze, le lunghe code sotto al sole aumentano la concentrazione di ozono all’interno della nostra auto. L’ozono è prodotto da una reazione chimica che si sviluppa in concomitanza di forti radiazioni solari, temperature elevate e scarsa ventilazione atmosferica: l’inquinamento che ne deriva può causare tosse, irritazioni al naso, alla gola, all’apparato respiratorio e agli occhi. Le condizioni ridotte dell’abitacolo, dicono gli esperti, possono innalzare il livello di inquinamento fino a 4 o 5 volte rispetto all’esterno.
Ma nemmeno all’esterno la situazione è migliore.
Molte città, soprattutto nei mesi invernali quando lo smog dipinge le strade di grigio, aderiscono al restringimento del traffico urbano e alle domeniche verdi, una soluzione che però risolve il problema soltanto parzialmente e solo temporaneamente.
(continua)
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