Ad ottobre questo libro ha portato Pearce al festival di Internazionale a Ferrara, ma già prima il giornalista era conosciuto come consulente ambientale del settimanale “New Scientist” e collaboratore di “The Guardian” e “The Independent”. “Uno dei pochi che capisce la Terra per come è realmente, dobbiamo ascoltarlo tutti” ha detto il guru ambientalista James Lovelock. Pearce ha inoltre scritto rapporti per l’Unep (United Nations Environment Programme) e per l’Agenzia europea per l’ambiente.
Le ricerche condotte per questo libro l’hanno portato in più di venti paesi, dal Sudafrica alla Cina, dal Bangladesh all’Australia, indagando rispettivamente sull’oro, sui giocattoli, sui gamberi e sul cotone. Ha voluto scoprire come vengono fabbricate e smaltite le merci che usiamo quotidianamente, studiando sia il loro impatto ambientale sia le condizioni in cui lavorano i dipendenti. Il suo libro è dunque un quadro degli aspetti economici, ecologici e sociali della produzione agricola e industriale.
“L’agricoltura urbana dimostra che le persone sono ingegnose e piene di risorse”. Ci ha rivelato che ognuno di noi può diventare un piccolo agricoltore senza andare lontano, basta scendere in giardino, uscire sul balcone o sul terrazzo. “Nel mondo almeno un pasto su cinque è coltivato in un’area urbana. Comincio a credere che, invece di essere una minaccia per la produzione alimentare, l’urbanizzazione possa essere uno stimolo” scrive Pearce.
“A Calcutta, in India, ho visto discariche dove decine di migliaia di persone producono compost con i rifiuti cittadini […]. All’Avana gli orti si diffondono su ogni terreno abbandonato. […] A Mosca gli scienziati coltivano verdura nei terreni dei laboratori, mentre aspettano un assegno che non arriverà mai”. Se per alcuni l’agricoltura urbana è un passatempo, per altri è una necessità. Nella città di Bangkok, ad esempio, il 60% della terra è dedicata all’agricoltura.
Attraverso la descrizione dell’agricoltura urbana Pearce non illustra solo problemi, ma anche possibili soluzioni. E conclude con una riflessione positiva: “Siamo in grado di nutrire il mondo e lo nutriremo”.
Un Pianeta Senz'Acqua
«il nilo in egitto, il fiume giallo in cina, l'indo in pakistan, il colorado e il rio grande negli stati... Continua... |