Confessioni di un eco-peccatore

A settembre è uscito il nuovo libro di Fred Pearce, giornalista ambientale e ricercatore per l’Unep, dal titolo “Confessioni di un ecopeccatore” in cui racconta la storia dei prodotti che utilizziamo tutti i giorni, dalla loro produzione al loro smaltimento. Pearce ne considera gli aspetti ambientali, economici e sociali, concludendo in modo sorprendentemente positivo.

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di Elisabeth Zoja

copertina libro fred pearce
A settembre è uscito il nuovo libro di Fred Pearce, giornalista ambientale e ricercatore per l’Unep, dal titolo “Confessioni di un ecopeccatore”
“Una cosa mi fa ben sperare […] gli agricoltori sono tra le persone più creative e inventive del mondo” scrive in una frase del libro Confessioni di un eco-peccatore, uno dei più quotati giornalisti ambientali del mondo, Fred Pearce.

Ad ottobre questo libro ha portato Pearce al festival di Internazionale a Ferrara, ma già prima il giornalista era conosciuto come consulente ambientale del settimanale “New Scientist” e collaboratore di “The Guardian” e “The Independent”. “Uno dei pochi che capisce la Terra per come è realmente, dobbiamo ascoltarlo tutti” ha detto il guru ambientalista James Lovelock. Pearce ha inoltre scritto rapporti per l’Unep (United Nations Environment Programme) e per l’Agenzia europea per l’ambiente.

Le ricerche condotte per questo libro l’hanno portato in più di venti paesi, dal Sudafrica alla Cina, dal Bangladesh all’Australia, indagando rispettivamente sull’oro, sui giocattoli, sui gamberi e sul cotone. Ha voluto scoprire come vengono fabbricate e smaltite le merci che usiamo quotidianamente, studiando sia il loro impatto ambientale sia le condizioni in cui lavorano i dipendenti. Il suo libro è dunque un quadro degli aspetti economici, ecologici e sociali della produzione agricola e industriale.

gamberi studio fred pearce libro
Le ricerche condotte per questo libro l’hanno portato in più di venti paesi, dal Sudafrica alla Cina, dal Bangladesh all’Australia, indagando rispettivamente sull’oro, sui giocattoli, sui gamberi e sul cotone
Ma perché sono proprio gli agricoltori a dargli speranza?

“L’agricoltura urbana dimostra che le persone sono ingegnose e piene di risorse”. Ci ha rivelato che ognuno di noi può diventare un piccolo agricoltore senza andare lontano, basta scendere in giardino, uscire sul balcone o sul terrazzo. “Nel mondo almeno un pasto su cinque è coltivato in un’area urbana. Comincio a credere che, invece di essere una minaccia per la produzione alimentare, l’urbanizzazione possa essere uno stimolo” scrive Pearce.

“A Calcutta, in India, ho visto discariche dove decine di migliaia di persone producono compost con i rifiuti cittadini […]. All’Avana gli orti si diffondono su ogni terreno abbandonato. […] A Mosca gli scienziati coltivano verdura nei terreni dei laboratori, mentre aspettano un assegno che non arriverà mai”. Se per alcuni l’agricoltura urbana è un passatempo, per altri è una necessità. Nella città di Bangkok, ad esempio, il 60% della terra è dedicata all’agricoltura.

orto urbano fred pearce
“L’agricoltura urbana dimostra che le persone sono ingegnose e piene di risorse”. Ci ha rivelato che ognuno di noi può diventare un piccolo agricoltore senza andare lontano, basta scendere in giardino, uscire sul balcone o sul terrazzo
La produzione intensiva di ortaggi nelle aree urbane ha anche altri vantaggi rispetto a quella “tradizionale”: impiega solo un sesto della terra e un quinto dell’acqua di irrigazione rispetto alla coltivazione rurale meccanizzata. Pearce però constata anche che certi aspetti dell’agricoltura urbana possono essere pericolosi, ad esempio l’utilizzo delle acque di scolo umane (cariche di agenti patogeni) come fertilizzante. La città può essere dannosa per le piante (quelle a foglia larga assorbono l’inquinamento) e le piante nocive per i cittadini (se sono stati utilizzati pesticidi, i bambini rischiano di giocare in un giardino avvelenato).

Attraverso la descrizione dell’agricoltura urbana Pearce non illustra solo problemi, ma anche possibili soluzioni. E conclude con una riflessione positiva: “Siamo in grado di nutrire il mondo e lo nutriremo”.

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29 Novembre 2009 - Scrivi un commento
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