La storia, in realtà, non comincia oggi. Sono anni che la Regione Lombardia, in ossequio alla pressante lobby dei cacciatori, approva deroghe alle norme europee sulla caccia. Ogni estate, in attesa dell’inizio della stagione venatoria, la vicenda si ripete: cambiano alcune specie e le quantità cacciabili, ma il Consiglio regionale finisce per fare qualche regalo ai cacciatori. Eppure la Lombardia, su una materia regolata a livello comunitario – e tanto più sensatamente trattandosi di specie migratorie –, non sarebbe intitolata a queste decisioni. Per questo negli ultimi anni la regione è spesso incorsa in procedure d’infrazione aperte dall’Unione Europea, oltre che in una serie di sentenze sfavorevoli di Tar, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale.
Le procedure d’infrazione europee, una volta arrivate a conclusione, si tradurranno in multe, che graveranno sui portafogli dei cittadini lombardi. Proprio il rischio-multe aveva inizialmente dissuaso il presidente Formigoni dall’appoggiare anche quest’anno nuove deroghe. Lo scorso dicembre la giunta regionale aveva emesso una delibera in cui invitava il consiglio a evitare ulteriori deliberazioni illegittime sulla caccia in deroga. Tuttavia il consiglio lombardo, appena arrivata l’estate, ha rimesso sul tavolo nuove ipotesi di deroghe.
“Ancora una volta Pdl e Lega Nord dimostrano così attenzione e vicinanza al mondo venatorio”, rivendicano in una nota alcuni consiglieri regionali della maggioranza. Eppure il Consiglio regionale, convocato in seduta straordinaria, ha scelto il voto segreto per promulgare la legge. La certezza di una futura multa, l’ennesima, ha preoccupato i consiglieri, che hanno scelto di ripararsi dietro la segretezza, anche per allontanare il rischio di essere chiamati a pagare in prima persona parte dell’ammenda che graverà su tutti i lombardi. Molti rappresentanti dell’opposizione al momento del voto hanno lasciato l’aula, mentre alcune associazioni ambientaliste denunceranno alla Procura i consiglieri favorevoli a questa legge.
Ciò che resta, per il momento, sono solo i rischi per le quattro specie, oltre allo sfregio alla legalità della Regione Lombardia.
La pispola, dal canto suo, non se la passerebbe malissimo. Vola in questi giorni verso il Mediterraneo, in numeri abbastanza nutriti, per evitare il freddo della Gran Bretagna e delle coste del nord Europa. E’ sì una specie protetta: lo è in Italia dal 1984, e lo è nelle classificazioni internazionali dell’Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Ma viene indicata soltanto “a rischio minimo”. Niente che preoccupi i cacciatori o le loro sponde politiche lombarde, che del resto impongono dei tetti massimi per il “prelievo” delle pispole. Quest’anno, non più di cinquantamila esemplari.
10 Settembre 2009 - Scrivi un commento