Inganno 1: “La specie non è in pericolo di estinzione”. E infatti, non si parla di estinzione, ma di imminente collasso “commerciale”, vale a dire che lo stock attuale presto non basterà più alla domanda imposta dal mercato internazionale. Nel 2007 la popolazione di tonni era ridotta a un quarto rispetto a 50 anni prima, con un declino sempre più grave negli anni più recenti, mentre la dimensione media dei tonni adulti si è praticamente dimezzata. Non a caso il comitato scientifico ICCAT (la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico) ha più volte dichiarato la necessità di limitare la pesca del tonno rosso a non più di 15.000 tonnellate, mentre anche quest'anno la mediazione politica ha portato l’ICCAT a concederne ben 22.000.
Inganno 2: “La diffusione commerciale del tonno prova che la specie non è in pericolo”. Purtroppo, la diffusione nelle mense o negli scaffali dei supermercati non deve trarre in inganno i consumatori e nemmeno il ministro: non si tratta di tonno rosso del Mediterraneo, ma del più noto tonno a pinne gialle che viene dall'Atlantico, dal Pacifico o dall'Oceano Indiano.
Inganno 3: “Tonno rosso significa promozione del prodotto locale”. Siamo totalmente d'accordo con il Ministro Zaia quando, affrontando i problemi dell’agricoltura, lancia giustamente e con forza il concetto di “chilometri zero e promozione del prodotto locale”. Ma quando si parla di pesca tutto questo viene dimenticato e si usano due pesi e due misure. Anche a causa di ingenti sussidi comunitari a carico dei contribuenti, infatti, gli esportatori convogliano verso il Giappone il 90% del tonno rosso pescato nei mari italiani, una delle cause scatenanti dell’attuale fragilità della specie. Questi elementi dovrebbero far pensare chi è giustamente attento alla buona amministrazione della cosa pubblica, per evitare di sprecare il denaro dei cittadini italiani.
E' in base a questi FATTI che il WWF incoraggia il Ministro a rivedere con coraggio la posizione italiana sull'inserimento del tonno rosso in lista CITES. Non tralasciando il fatto che spesso gli interessi legati all'accesso e all'uso dei sussidi comunitari nasconde pratiche poco trasparenti e al limite della legalità e che di certo non portano benefici diffusi e durevoli alle comunità locali di pescatori.
“Da una parte politica che ha sempre dichiarato la lotta all’illegalità e allo spreco di denaro pubblico e la promozione degli interessi locali come priorità - conclude il WWF - ci aspettiamo un segno di coerenza e di impegno altrettanto energico su questo fronte: non è solo una questione ecologica ma anche di legalità e buona amministrazione, questioni alle quali sappiamo il ministro essere attento e sensibile.”
8 Settembre 2009 - Scrivi un commento