L’ICCAT ha oggi approvato con l’appoggio della Comunità Europea, del Giappone, del Marocco e della Tunisia una riduzione ulteriore della quota pescabile. Si è passati dalle 19.500 tonnellate in programma alle “sole” 13.500 tonnellate.
Sebbene la riduzione sia indubbia, non è ancora sufficiente per un reale recupero dello stock di tonno rosso: all’ ICCAT, sempre a Recife, è stato, infatti, presentato uno studio che dichiara in maniera lapidaria che solamente pescando al massimo 8000 tonnellate si potrebbero avere almeno il 50% delle probabilità di ristabilire la popolazione di tonno rosso del Mediterraneo entro il 2023. Con 8000 tonnellate di pescato possibile, la salvezza del tonno rosso sarebbe affidata ad un lancio di moneta: testa o croce!
“Le conclusioni dell’ ICCAT sono deludenti se si tengono in considerazione le indicazioni scientifiche e la realtà dei fatti”, riporta Marco Costantini, responsabile Programma Mare del WWF Italia. “Questa riduzione della quota, sebbene corposa, non è sufficiente. Le probabilità che lo stock si riprenda sono ancora estremamente basse. È una decisione arbitraria, e soprattutto politica, che scontenta tutti. L’unica salvezza per il tonno rosso è, a questo punto, la chiusura del mercato internazionale”.
“Il buon senso avrebbe dovuto suggerire la chiusura della pesca” aggiunge Costantini. “Solo in questo modo l’ICCAT avrebbe salvato il tonno rosso e la sua reputazione”.
Non solo: la commissione ICCAT ha scandalosamente concesso due ulteriori ed inutili anni al Marocco per eliminare le reti derivanti che continuano ad essere usate per catturare il pesce spada in maniera illegale. Sono reti che uccidono 4000 delfini e 25000 squali ogni anno nelle acque mediterranee. “E pensare che i membri dell’ICCAT continuavano a ripetere che era necessario ristabilire al più presto la credibilità e la reputazione della commissione” aggiunge Costantini.
16 Novembre 2009 - Scrivi un commento