Uno dei primi usi, che il turista subito impara a rispettare, consiste in quello che viene definito Pfand. Di cosa si tratta? Semplicissimo: chi compra una birra o anche una bibita in bottiglietta di plastica, alla fine della consumazione, può riportare indietro il vuoto e ricevere in cambio una piccola somma che va dai 20 ai 50 centesimi di euro. Accade nei pub, nei locali all’aperto, nei supermercati, ovunque. Questa buona abitudine, la cui destinazione finale è naturalmente il riciclo, ne ha generata di riflesso un’altra: la sera i barboni della città vanno in giro a raccattare le bottiglie lasciate in giro per racimolare qualche soldo. Così, indirettamente, loro finiscono per rendere un servizio civico a tutti mentre, dall’altra parte, i ragazzi hanno preso la consuetudine di non gettare le bottiglie nei cestini ma facilitare il “lavoro” dei meno fortunati appoggiandole gentilmente ai piedi dei contenitori per l’immondizia.
Questo progetto è stato portato avanti dapprima come sperimentazione, da circa due anni è diventato legge. Perché una forma così funzionale e semplice non potrebbe attecchire in Italia? Non occorrono chissà quali attrezzature, i costi sono bassi. Di sicuro, i turisti italiani a Berlino si divertono a fare avanti-indietro dal bancone per avere indietro i loro centesimi.
Durante la nostra permanenza, si svolgevano i mondiali di atletica che hanno scombussolato in modo divertente la città intera. Lo sponsor ufficiale è stata la Vattenfall, azienda svedese che fornisce energia elettrica in tutta Europa, in prima linea nella tutela dell’ambiente. Ai passanti la Vattenfall offriva persino un ottimo gelato, ma solo dopo averti “costretto” a visitare un breve percorso didattico sulle energie alternative!
Alcuni gruppi di persone si sono appropriati di spazi cittadini e vivono in vecchi vagoni ferroviari dismessi. Al Comune versano una cifra di circa 13 euro mensili, per l’occupazione del suolo pubblico, e in cambio devono tenere in ordine il luogo e il marciapiede limitrofo.
Nella comunità che abbiamo conosciuto, quella di Lohmühle Strasse, i vagoni occupano una parte di quella che un tempo era la “fascia della morte” oltre il vecchio Muro, terra di nessuno controllata da soldati con l’ordine di sparare a vista su chiunque cercasse di attraversarla. Oggi l’aspetto è quello di una sorta di boschetto delle fate, tra alberi da frutta, orticelli con tanto di zucchine e pomodori, giochi per bambini. Ogni vagone è stato ridipinto e arredato come una casetta secondo il gusto di chi vi abita. Lontanissimi dall’idea di “baracche”, tutto appare pulito, ordinato e curatissimo.
Nei Wagen non c’è energia elettrica (alcuni hanno montato dei pannelli solari) né acqua corrente. Le candele illuminano le serate, come nei romantici tempi antichi; per far la doccia o lavare i panni, oltre che poter usare la fontana a disposizione di tutti, si va negli efficienti luoghi pubblici a questo deputati; un unico bagno è in comune per tutti; il cibo si conserva al fresco nei secchi pieni d’acqua; stufe a legna riscaldano in breve tempo i piccoli ambienti nei rigidi inverni berlinesi (non senza pericolo per strutture tutte in legno). Ogni decisione, che riguarda ad esempio un intervento negli spazi condivisi, è presa insieme nelle riunioni del lunedì, e il gruppo si fa anche promotore di iniziative culturali (mostre, concerti, spettacoli).
Comunque sia, senza necessariamente arrivare a questi esempi di vita “estremi”, l’intera cittadinanza berlinese vive in modo rispettoso dell’ambiente, a cominciare dall’uso delle biciclette (rispettate più dei pedoni!) e dei mezzi pubblici efficientissimi: non tutte le famiglie possiedono un’automobile, cosa impensabile per noi Italiani.
E se pensate ai Tedeschi ordinati sì, ma severi, rigidi e bacchettoni, vi sbagliate. Abbiamo incontrato soltanto gente gentile, sorridente, piena di energia e creativa.
Di cose da raccontare ce ne sarebbero tante altre, ma lo spazio a disposizione termina qui. Godetevi questo assaggio di civiltà, e andate a visitare Berlino numerosi. Tornerete in Italia persone migliori.
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