Quando gli interventi urbanistici avvengono in modo partecipato si conciliano le esigenze degli utenti e fruitori con le capacità e l’esperienza del progettista. La progettazione partecipata ha, ovviamente, dei limiti: spesso le richieste degli utenti non sono compatibili con le proposte degli architetti e dei tecnici. Oppure, in altri casi l’architettura vuole essere solo espressione artistica e pertanto sfugge completamente al suo fine primario.
L’architettura è a mio avviso una delle forme artistiche più impattanti ed emozionanti. A tratti può essere grandiosa e spettacolare, può arrivare in modo incisivo e penetrante. Proprio per la sua visibilità e fruibilità da parte dell’utente acquisisce, anche in modo involontario, attenzione. Ciò non nega la possibilità di divenire oggetto artistico racchiuso nella sua dimensione quotidiana.
Le proposte di autocostruzione e autorecupero già attuate in alcune regioni di Italia, ma soprattutto all’estero, hanno dato buoni risultati. Attraverso questo tipo di proposte i costi sono altamente sollevati, gli interventi esterni sono limitati, la forza lavoro è strettamente dei futuri fruitori. È evidente l’aspetto positivo di questa scelta: a livello umano la possibilità di costruire con altri (i futuri vicini di casa), di conoscersi e scambiarsi conoscenze e imparare insieme.
Oltre questo aspetto puramente di socialità, è racchiuso nell’autocostruzione il principio entro il quale una cosa, anzi una casa, che si costruisce con le proprie mani, impiegando tempo e risorse concrete, abbia intrinsecamente un valore aggiunto. Nel guardarla si potrà ritrovare quel rapporto di cura e pazienza che è dell’edificare.
Quel medesimo rapporto che porta l’uomo ad “abitare poeticamente”. Questa frase potrebbe risolvere, con magia e leggerezza, ogni dubbio. Chiedersi se davvero abitiamo poeticamente, se riusciamo a non essere ingannati dalle logiche di mercato, se riusciamo ad avvicinarci ancora con la stessa cautela e premura alle cose, se per esse abbiamo protezione. Mantenere un rapporto con ciò che ci circonda significa abitare consapevolmente.
In un contesto come quello bolognese, in cui la richiesta di abitazioni è elevata e ostacolata-riservata a causa dei costi del mercato, in un territorio urbano con un centro storico e una “periferia” che ormai si confondono in un’unica città spalmata fino ai piedi dei colli, si propone un nuovo progetto pilota: autorecupero di immobili del comune.
Otto edifici situati in zone diverse tra loro e non solamente nel centro della città, ma anche verso il verde dei colli, vengono offerte grazie alla sinergia e l’impegno del Comune a dell’ASP per una ristrutturazione partecipata. L’Associazione Temporanea di Scopo, composta da Xenia, Consorzio Abn e ABCittà Società Cooperativa si sono riunite apportando ciascuna la propria esperienza e il proprio contributo al progetto attraverso percorsi di accompagnamento e integrazione dei gruppi, gestione delle risorse, interventi urbanistico-sociali.
L’obiettivo finale è aumentare le opportunità abitative a basso costo ristrutturando alloggi in autorecupero. Partecipare personalmente ai lavori permette di abbattere notevolmente i costi, inoltre favorisce i rapporti di buon vicinato per la formazione di condomini solidali.
Un tale tipo di progetto non solo può essere considerato come buona pratica a livello di integrazione e coinvolgimento dell’utenza, incide positivamente sull’impatto ambientale, in quanto di fronte ad un contesto di saturazione del terreno edificabile, si attua il recupero del già esistente.
Il costo delle opere a carico dell’utente sarà circa di 550 euro al mq, per un monte ore pari a 16 ore settimanali per tutta la durata del cantiere, al termine del quale l’abitazione resterà in concessione gratuita per un periodo di trent’anni, in seguito sarà possibile stipulare un contratto di affitto concordato con il Comune stesso.
I lavori di autorecupero, ad esclusione della messa in sicurezza e dei lavori idraulici, sono tutti effettuati dagli utenti, attraverso la formazione e la direzione di tecnici ed esperti. La struttura degli edifici è composta di moduli assemblabili e montabili separatamente.
Il progetto vorrebbe vedere edifici energeticamente sostenibili, anche in virtù del legame particolare che questo intervento comporta e impatta il luogo. Le utenze interessate a questo piano si sono avvicinate anche per una spiccata sensibilità alle problematicità locali, alla comprensione dello spazio e del territorio.
Questo lega ciascuno di loro ad un determinato contesto che racchiude in sé l’essenza del luogo e dell’essere.
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Domenico Menchi