Tutti sanno riconoscere questo uccelletto, dell’ordine dei Passeriformi e della famiglia degli Irundinidi, dalle sue sembianze e dal volo peculiare. Non si possono confondere le caratteristiche code timoniere lunghe e biforcute, le ali curve e aguzze e il piccolo becco diritto di color grigio scuro. Leggera (16-24 gr) e agilissima, è capace di cambiare direzione in modo incredibilmente veloce e catturare al volo mosche e zanzare.
Chi non conosce il detto “una rondine non fa primavera”? La massima popolare è spiegata col fatto che le rondini passano da noi il periodo di riproduzione in estate e poi ci lasciano per svernare in Africa. Piccole come sono, percorrono migliaia di chilometri e sfidano le ostili distese del Mediterraneo e del Sahara per compiere il lungo viaggio annuale che le porta dall’Europa all’Africa equatoriale.
In Italia le troviamo su quasi tutto il territorio nazionale, ad eccezione delle zone di alta montagna e di alcune aree del profondo sud, e il loro sopraggiungere coincide con l’arrivo delle prime giornate tiepide. Ed ecco che in primavera i vecchi nidi tra travi di legno o sotto le sporgenze dei tetti vengono di nuovo abitati.
Il nido è una piccola coppa aperta, costruita accuratamente trasportando nel becco il fango raccolto ai bordi delle pozzanghere, e depositando al suo interno erba, piume ed altri materiali morbidi. Sono entrambi i genitori a costruire il nido e, dopo otto giorni d’intenso lavoro, lo stesso viene usato ogni anno anche per un decennio. La coppia nidifica 2 volte all’anno, ogni volta deponendo 4 o 5 uova, e i pulcini sono nutriti e accuditi dal padre e dalla madre.
Per queste sue caratteristiche Pascoli incentrava una delle sue più famose poesie (X Agosto) sull’analogia tra la rondine che porta nutrimento e protezione ai “rondinini” e la famiglia del poeta stesso.
Protagonista leale e perspicace di favole e leggende fin dall’antichità (Esopo narra l’origine dell’amicizia tra l’uomo e la rondine), gli antichi Egizi la identificavano come l’anima del defunto che vola via, mentre per i Greci era simbolo della preghiera ed era sacra agli dei protettori della casa. Per i Cristiani, proprio in quanto legata al ritorno della primavera e al risveglio di tutta la Natura, ancora oggi è l’emblema della resurrezione.
In Estonia, in particolare, è considerata il simbolo nazionale e si crede che se qualcuno la uccide diventerà cieco. E forse bisognerebbe diffondere questa diceria popolare anche da noi, dato che esiste ancora qualche stupido che si diverte a mirare contro le nostre amiche rondini per puro divertimento.
La minaccia più grave è costituita tuttavia dal massiccio uso di pesticidi che colpisce le rondini sia direttamente che attraverso l’eliminazione degli insetti di cui si nutrono. Lo stesso utilizzo di pesticidi (compreso il famigerato DDT ormai da anni vietato in occidente) insieme alla desertificazione colpiscono le rondini anche nei loro quartieri di svernamento in Africa.
La presenza della rondine costituisce quindi un segno importante in un’area salubre, così come la sua assenza rappresenta un campanello d’allarme su un’agricoltura intensiva estremamente dannosa per la salute dell’uomo e dell’intero ecosistema.
Per contrastare il declino di questo simpatico abitante delle nostre campagne, la LIPU ha lanciato il Progetto Rondini e da anni conduce una campagna di sensibilizzazione, soprattutto tra gli agricoltori. Spesso, infatti, bastano piccole sensibilità e modesti interventi per rendere l’ambiente più ospitale a questa specie.
Altra iniziativa importante è la delibera “Salvarondine”, a cui hanno già aderito parecchi Comuni, in cui si ribadisce il divieto di distruggere per qualsiasi motivo i nidi di rondine, reato già punibile secondo il codice penale con multe da 2 mila a 15 mila euro e la reclusione da 3 a 18 mesi.
Speriamo che, con qualche piccolo gesto di rispetto, negli anni futuri le rondini tornino sotto i tetti di case, fienili, chiese e cascine ad allietare la nostra primavera.
22 Marzo 2009 - Scrivi un commento