Gli studiosi in questione, peraltro, come spesso accade nella ricerca scientifica, hanno scoperto questo strano fenomeno per caso. Il loro interesse per le Mycocepurus smithii, questo il nome delle formiche, in origine era stato stimolato dalla loro straordinaria abilità agricola. Le smithii sono infatti in grado di coltivare un maggior numero di raccolti rispetto a ogni altra specie di formica sino ad oggi conosciuta.
Durante lo studio i ricercatori si sono accorti che c’era qualcosa di strano nella composizione sociale di queste formiche amazzoniche: nelle colonie erano presenti solo esemplari di sesso femminile. Incuriositi da questa anomalia, hanno deciso di approfondire dando un’occhiata al loro Dna. L’esito è stato sbalorditivo: ogni esemplare è risultato essere un’esatta copia della Regina.
«Tra gli insetti sociali - spiega la dottoressa Anna Himler, responsabile dello studio - ci sono diversi tipi di riproduzione. Ma questa specie ha sviluppato un sistema del tutto originale e molto inusuale».
Gli studiosi hanno quindi pensato di trovare conferme organiche ai test genetici e di analizzare più a fondo il sistema riproduttivo delle smithii. Ed ecco la scoperta: l’organo di solito responsabile per la riproduzione sessuale delle formiche è apparso nel loro caso “deteriorato” a tal punto da rendere fisicamente impossibile l’accoppiamento.
Lo studio - pubblicato sul Proceedings of the Royal Society B. con il titolo “World Without Sex” - non è ancora riuscito a chiarire perché e quando una mutazione tanto radicale ha avuto luogo. Al momento, si sono avanzate solo delle ipotesi. Secondo la Himler, ci sarebbero dei vantaggi nella vita senza sesso: «Si risparmia l’energia necessaria a produrre esemplari maschi e il numero di femmine fertili di ogni generazione raddoppia del 100%».
Tuttavia non mancano gli svantaggi: «A maggior diversità corrisponde una maggior resistenza ai parassiti e alle malattie», sottolinea Laurent Keller, esperto in insetti sociali dell’Università di Losanna. «In una colonia di cloni - prosegue - se una formica è esposta a un parassita lo saranno tutte. Gli asessuati di norma non durano molto a lungo». Ecco perché ora l’attenzione è tutta rivolta alla longevità di tale mutazione.
Naturalmente la prosecuzione di tale ricerca potrebbe avere delle implicazioni molto importanti, e gli stessi ricercatori confessano di essere emozionati al pensiero della direzione che essa potrebbe prendere…
19 Aprile 2009 - Scrivi un commento