Il linguaggio delle formiche

Dopo le api e gli uccelli, continua il nostro viaggio alla scoperta dei vari modi con cui comunicano gli animali. È la volta delle formiche, simpatici insetti dalla società assai sofisticata.

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di Claudia Pecoraro


Le formiche sono insetti sociali, nel senso che vivono riuniti in società ove ogni individuo lavora in funzione del benessere della comunità. La loro famiglia è talmente vasta e tanto diversi sono i costumi delle numerosissime specie che non esiste in natura nessun altro gruppo di insetti che abbia altrettanta varietà di consuetudini e di forme sociali.

Come per ogni altra specie animale, le forme di comunicazione elaborate dalle formiche sono adoperate per le utilità essenziali alla loro sopravvivenza: il reperimento di cibo e in caso di pericolo.

La comunicazione in questi tipi di insetti si basa su messaggi chimici affidati a sostanze chiamate feromoni, percepite dalle compagne attraverso l’olfatto. Le sostanze chimiche sono diverse da specie a specie, così come variano le ghiandole del corpo che le producono. Le sostanze impiegate hanno diversa volatilità e quindi diversa permanenza sul substrato.

Osserviamo il caso delle formiche esploratrici, anche dette scout, che vanno alla ricerca di approvvigionamento. La formica lascia il nido pronta all’esplorazione e, durante il suo percorso, con la sua ghiandola rettale rilascia una traccia di feromoni sul terreno. Una volta trovata la fonte di cibo, si alimenta e torna al proprio nido. In qualche modo essa è capace di memorizzare dei punti di riferimento rispetto al nido che le permettono di ritrovare facilmente la strada, quindi riesce a tornare per la via più breve, e mentre torna lascia la scia di odore lungo la strada.

Giunta nuovamente al nido, l’esploratrice allerta le compagne ancora grazie ai feromoni e queste seguono a loro volta le tracce della prima, ripercorrendo la via più breve fino alla fonte di cibo. Le formiche marcheranno quindi la stessa via più volte, fino all’esaurimento della risorsa stessa. Ciascuna formica infatti rinforza la traccia chimica, che altrimenti evaporerebbe col tempo. In alcuni casi, tali tracce possono divenire più o meno permanenti, come nel caso di risorse alimentari stabili, quali colonie di afidi (i cosiddetti pidocchi delle piante) che secernono un liquido zuccherino, la melata, di cui le formiche sono ghiotte.

Nel caso in cui, trovato il cibo, un’operaia trovi sulla strada alcune sue compagne, essa cerca di convincerle agitando la testa e, se il cibo è liquido, lo fa assaggiare. In questo modo queste possono subito mettersi al suo seguito e cominciare a formare la caratteristica fila che tutti conosciamo.

Quando invece trova un nuovo luogo per il nido, lascia sempre le traccia con la ghiandola rettale, ma questa volta convince le compagne con segnali tattili ed arriva persino a trasportare o trascinare di peso una delle sue compagne sul posto.

Diverso è l’utilizzo della ghiandola sternale, che serve per depositare tracce a forma di ellisse segnalando la presenza di eventuali intrusi nel loro territorio. Oltre a ciò, in presenza nemica, l’operaia può emettere quattro tipi diversi di sostanze chimiche nell’aria. La prima sostanza serve a mettere in allerta le compagne che agitano le antenne per odorare, la seconda le stimola alla ricerca della fonte di disturbo, la terza induce le operaie ad afferrare con le mandibole ogni soggetto estraneo, l’ultima incita l’aggressività di quelle che sono pronte ad attaccare e mordere.


Altro organo assai importante e funzionale alla comunicazione sono le antenne, che peraltro costituiscono dei sensori magnetici che le formiche usano per orientarsi. Se si osserva per qualche minuto una scia di formiche, si nota facilmente che quando due si incontrano, si toccano le antenne e le battono ritmicamente una con l’altra, fenomeno che prende il nome di antennazione. In tal modo, le formiche si scambiano segnali e si trasmettono vari messaggi, dall’indicare la direzione del cibo all’aiutarsi a ritrovare la strada quando l’hanno perduta, fino a darsi degli ordini.

Esistono poi alcune specie di formiche come le Atta, che comunicano con i suoni, poiché sono dotate di un organo stridulatore con cui possono comunicare con le compagne. In questo caso le regine hanno addirittura una conformazione fisica diversa dalle altre formiche e questo fa sì che esse emettano delle frequenze diverse dalle lavoratrici.

A tal proposito, interessantissimo è il singolare esperimento condotto da alcuni ricercatori. Dopo aver registrato i suoni emessi dalle regine, li hanno poi diffusi nella colonia attraverso un minuscolo microfono: all’udire della parola di “sua maestà”, le formiche lavoratrici hanno iniziato a riunirsi attorno al microfono, prestando attenzione al suono e facendo ad esso la guardia.

17 Marzo 2009 - Scrivi un commento
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