Canta soprattutto il maschio, specialmente durante la stagione dell’accoppiamento. Dove la visibilità è limitata, come in boschi fitti e foreste, un canto ricco e vario sostituisce l’attrattiva di un piumaggio elaborato. Il maschio che canta più a lungo e con una maggiore varietà è quello di maggiore salute, avrà il territorio migliore e molto cibo ed è dunque il più attraente per una femmina. Il suo canto territoriale avverte gli altri maschi di stare lontani, e lo stesso maschio può addirittura differenziare i canti, per far credere agli intrusi che il territorio è pieno di rivali.
Gli uccelli, tuttavia, vocalizzano per una varietà di altre ragioni. Ad esempio, i canti armoniosi dei turdidi servono a mantenere il contatto con la famiglia, soprattutto nel periodo della cova e di allevamento della prole. I maschi si posano in un luogo ben visibile, da cui controllano che nessun predatore si avvicini: per comunicare alla compagna che tutto è tranquillo emettono un canto che esprime serenità, mentre se si avvicina qualsiasi pericolo il canto si trasforma in grida di allarme. Sono il tono, la frequenza e la durata a specificare l’urgenza del messaggio come: “c’è un pericolo ma è ancora lontano”, “si sta avvicinando”, “è già passato” ecc.
Nella maggior parte dei casi i canti più “belli” sono emessi nella stagione degli amori e durante tutto il periodo di allevamento della prole, sono cioè concentrati in gran parte in primavera, ecco perché tradizionalmente colleghiamo il canto degli uccellini con l’arrivo di questa stagione.
Nell’immaginario umano, ci sono infatti uccelli ben conosciuti e radicati nelle tradizioni, che ispirano sentimenti positivi, come il canto del cuculo e dell’usignolo, legati proprio all’arrivo della primavera e all’augurio di lunga vita. Mentre purtroppo persistono alcune superstizioni, tenaci soprattutto tra la gente che vive in montagna o nelle campagne, secondo cui il canto di gufi, civette o allocchi porterebbe sfortuna. Spesso infatti l’essere animali notturni associato ai toni cupi del loro verso li fa considerare presagi di sventure.
Certamente il linguaggio degli uccelli è molto più ampio di quello che noi uomini riusciamo a decifrare, ed è inoltre assai diversificato tra le varie specie. Naturalmente lo spazio a disposizione è limitato per affrontare l’argomento in modo completo, ma ci auguriamo, con queste poche parole, di stimolare nei nostri lettori il desiderio di approfondire, convinti che conoscere è il primo passo per rispettare.
24 Febbraio 2009 - Scrivi un commento