Natale: albero vero o albero sintetico?

Ogni anno milioni di italiani si pongono la solita domanda. Un vero abete o un sostituto di plastica? E se provassimo a porci questa domanda per l’ultima volta? Se cercassimo di fare una scelta duratura, che non leghi una celebrazione ed una festa alla morte di una vita o all’aumento di emissioni?

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di Miriam Giudici


Mentre sui media già imperversano le pubblicità natalizie, e strade e negozi si addobbano per le feste, è tempo di fare una scelta anche per quanto riguarda uno dei simboli natalizi per eccellenza: il tradizionale albero che decorerà moltissime case italiane.

Milioni di abeti per milioni di famiglie italiane: saranno sintetici o autentici?

Il dilemma su quale sia la scelta migliore per l'ambiente si basa a volte su alcuni pregiudizi: a volte si ritiene che optare per un albero falso, da acquistare una volta sola per poi riciclarlo negli anni successivi, sia molto meglio che rendersi responsabili del taglio di una pianta vera.

In realtà, però, anche “adottando” un abete vero possiamo fare una scelta ecologica. Ma con alcuni, necessari, accorgimenti.

Pensiamo innanzitutto al nostro albero di natale per ciò che è, cioè una pianta vera, che ha avuto una storia prima di finire di fianco al nostro caminetto, e che continuerà ad avere una vita anche una volta dismessi gli addobbi e le luci natalizie.

La “storia passata” del nostro alberello è molto importante: controlliamo che sia indicata la sua provenienza da un regolare vivaio. Ricorda Coldiretti che gli alberi di natale provvisti di certificazione arrivano per il 90% da coltivazioni dedicate, che svolgono una importante azione di difesa e riqualificazione del territorio (un territorio spesso marginale e destinato all'abbandono), sia sul fronte della salvaguardia dal dissesto idrogeologico, sia per quanto riguarda l'assorbimento di anidride carbonica. Il restante 10% invece è venduto come “residuo” delle indispensabili azioni di diradamento e manutenzione operate nei boschi: in questo caso solitamente gli “alberi” non hanno radici, in quanto non di alberi tecnicamente si tratta, ma di cimali – ovvero di cime di abeti abbattuti. Si tratta poi di alberi per la stragrande maggioranza italiani, spesso cresciuti e prelevati in territori spesso vicini ai punti vendita, e questo riduce l'impatto dell'inquinamento dovuto al trasporto.

A casa l'albero va poi curato: ecco perché in precedenza abbiamo usato il verbo adottare. L'abete è una pianta che vivrà, per un periodo il più possibile breve, in un ambiente casalingo, non adatto a una specie abituata ai climi freddi. Innanzitutto, ha bisogno di luce e di stare lontano sia da fonti di calore che da correnti d'aria fredda, e poi la sua terra va mantenuta umida e – se non è addobbato con luci elettriche – si possono rinfrescare i rami con acqua nebulizzata. Sono da evitare addobbi troppo pesanti che spezzano i rami, così come neve e vernici spray che non fanno respirare la nostra pianta, ed eventualmente ne renderebbero problematico lo smaltimento.

E dopo la Befana?


L'adozione deve... continuare. Molti comuni e associazioni ritirano le piante dopo le feste, per ripiantarle se possibile in luoghi idonei; ma si tratta di una minoranza: nella maggior parte dei casi l'abete, stressato dalla permanenza in un ambiente chiuso e trasportato lontano dal suo clima abituale, finiti i festeggiamenti è irrecuperabile, adatto solo ad essere trasformata in compost. Compost verde, è vero, ma pur sempre una fine triste per la nostra pianta.

Prima dell'acquisto, allora, chiediamoci se saremo in grado di occuparci del nostro albero: se saremo capaci di ripiantarlo, in giardino o in vaso, e soprattutto se viviamo in un luogo con un clima adatto, per tutto l'anno, al tipo di pianta che abbiamo scelto.

Altrimenti, ammettiamolo: a certe latitudini e in certe zone, volere a tutti i costi un albero venuto dal freddo ha davvero poco senso. Meglio addobbare per il natale delle essenze forse meno in sintonia con la tradizione, ma autoctone, più semplici da curare in appartamento, o fuori, con il sopraggiungere della bella stagione.

Oppure, tornare all'idea originaria di un albero di plastica: inizialmente, forse, più “costoso” per l'ambiente in termini di emissioni di Co2 e consumo di energia (necessari per la sua produzione e il trasporto), ma da tenere praticamente per sempre, riusandolo di anno in anno.

18 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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