Antonio Pergolizzi, il giro d’affari dell’Ecomafia è immune alla crisi economica. A quanto ammonta il suo valore?
Anche quest’anno il business dell’ecomafia supera i 20 miliardi e mezzo, l’equivalente di una consistente legge finanziaria di un grosso paese europeo. Si tenga presente che in questi 20 miliardi e mezzo non è computato il dato sul fatturato relativo all’archeomafia: un valore che le forze dell’ordine stimano secondo solo ai traffici di droga.
Si tratta di una holding solida e potente, le cui stime sul fatturato risentono anche della mancata pubblicazione del dato sui rifiuti speciali che solitamente è contenuto nel Rapporto rifiuti 2010 dell’Ispra. Di fatto questo vi impedisce di valutare il peso economico della grande mole di rifiuti che scompare nel nulla, ma che tutta probabilità in quel giro illegale dove i rifiuti vengono trasformati in monete gialle e sonanti. Ci può dare qualche dato sul ciclo del cemento?
Il primo dato riguarda il mancato ridimensionamento del fenomeno dell’abusivismo edilizio, che si riconferma sui 2 miliardi di euro. Secondo le stime del Cresme Consulting, se il settore legale delle costruzioni ha visto un calo delle abitazioni ultimate (si passa dalle 316 mila del 2008 alle 280 mila del 2009), la parte illegale vede una diminuzione di sole mille abitazioni (passando dalle 28 mila abitazioni del 2008 alle 27 mila del 2009). È evidente che la strada delle costruzioni illegali (l’abusivismo edilizio, l’acquisto illegale di materiali, lo sfruttamento della manodopera, gli acquisti a maggior valore aggiunto come le cascine in posti di pregio naturalistico, ville sui tratti più belli di coste, etc…) e quella legale camminano su direttrici parallele e ognuna per conto proprio.
Nel ciclo del cemento, qual è Regione con le maggiori irregolarità?
Come l’anno scorso anche quest’anno la Campania vince la palma d’oro dell’illegalità con il 15,8% dei reati accertati sul totale nazionale, seguita dalla Calabria con il 12,1%, mentre sale al terzo posto della classifica il Lazio (in particolare la provincia di Latina) con l’11,8% dei reati accertati. La prima Regione del nord, con il 4% dei reati a livello nazionale, è la Liguria.
Come si continua a fare i soldi sul ciclo dei rifiuti?
Come sempre. Solitamente attraverso il cosiddetto giro-bolla, cioè attraverso la falsificazione dei documenti che accompagnano i rifiuti, un modo che consente di risparmiare un sacco di quattrini. In molti casi, invece, basta un semplice camioncino, la complicità di imprenditori o di funzionari pubblici, per scaricare montagne di scorie velenose nei fiumi, in mare, nelle cave, nei terreni agricoli.
Dal traffico illecito di rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche (Raee) destinate all’estremo oriente e Africa allo smaltimento di navi provenienti dall’Europa in Asia, dove il basso cosso della manodopera fa aumentare il valore del metallo di queste navi dismesse a vantaggio della tasca dei proprietari, e in generale lo smaltimento dei rifiuti speciali o pericolosi nei Paesi in via di sviluppo, i tentacoli della criminalità organizzata raggiungono sempre più settori di interesse economico e si allargano verso nuovi lidi illegali. Ma nelle classifica delle grandi mafie globali, nel cosiddetto G5 della criminalità, secondo i dati del Global Agenda Council on Illicit Trade, l’Italia è in testa con la mafia più potente e al secondo posto, dopo gli Usa, per volume d’affari, prima di quella giapponese e cinese.
Ritorniamo in Italia. Tra le tante storie di “ordinaria follia”, ce n’è una che più di tutte rappresenta l’immagine della criminalità organizzata nella sua piena inquietudine e drammaticità?
Più che una storia ci sono le storie di scuole, ospedali, gallerie, ponti, aeroporti e altro ancora costruiti con il calcestruzzo depotenziato, cioè di bassissima qualità, pronti a sbriciolarsi come niente; opera di mafiosi e imprenditori senza scrupoli che mirano a risparmiare sui materiali senza preoccuparsi di mettere a rischio la vita molte persone. Quello del calcestruzzo depotenziato è un altro capitolo inquietante del Rapporto ecomafia 2010.
Legambiente mette insieme il lavoro di tutte le forze dell’ordine, dei magistrati e della altre autorità al fine di dare un quadro il più possibile esaustivo del fenomeno ecomafia. Abbiamo elaborato negli anni un metodo di lavoro che ci permette di dare elementi in più di conoscenza, fondamentali per affrontare il fenomeno. Grazie alla nostra azione sono state suggerite riforme normative, come l’introduzione del delitto ambientale relativo ai traffici illeciti di rifiuti. Grazie alle diciassette edizioni del rapporto Ecomafia di Legambiente, l’ecomafia ha un suo capitolo anche nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. Se oggi l’ecomafia non ha praticamente segreti anche nell’opinione pubblica è grazie a questo insieme di attività.
Alcuni giorni fa è stato approvato il ddl intercettazioni dalla commissione giustizia del Senato. Quali strumenti andrebbero adottati per arginare la criminalità ambientale?
La riforma in corso delle intercettazioni telefoniche potrebbe rivelarsi l’ennesimo regalo all’ecomafia limitando, non solo la pubblicazione, ma addirittura l’utilizzo di queste nelle inchieste contro i trafficanti di monnezza. Finora, infatti, s’è rivelato uno strumento fondamentale per scoprire l’intera filiera criminale, a cominciare dagli imprenditori, colletti bianchi e funzionari pubblici corrotti.
Non è tutto. Ecomafia 2010, con la prefazione di Roberto Saviano e del Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, riporta anche le storie sugli incendi, sulle bonifiche mancata, sulle navi dei veleni affondate del Mediterraneo, sull’archeo e agromafia.
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