25.776 ecoreati accertati, quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Circa metà dei quali (più del 48%) si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), il resto si spalma democraticamente su tutto il territorio nazionale. Il 2008 è l’anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro. Tutti soldi sporchi accumulati avvelenando l’ambiente e i cittadini. La montagna di scorie industriali gestite illegalmente dalla “Rifiuti Spa” in un solo anno ha raggiunto la vetta di 3.100 metri, quasi quanto l’Etna. Non è mai stata così alta.
Anche l’abusivismo edilizio non conosce tregua: 28 mila nuove case illegali e un’infinità di reati urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio. E poi il saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico. Tutto per un totale di 20,5 miliardi di euro: questo l’incasso totale dell’ecomafia, di quei 258 clan censiti da Legambiente nell’ultimo anno (19 in più rispetto all’ultimo dossier presentato), che hanno continuato a fare affari e guadagnare enormi cifre alla faccia della crisi economica in atto.
Questi gli impressionanti numeri dell’Italia sfregiata dal malaffare nella foto puntuale del rapporto Ecomafia 2009 di Legambiente, presentato oggi a Roma, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Sebastiano Venneri, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente, il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso, il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granata, il presidente della commissione sul Ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella, il responsabile Ambiente del PD Ermete Realacci, Enrico Fontana del direttivo Legambiente, il presidente del Copasir Francesco Rutelli e Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente.
Dal dossier, in positivo emerge la maggiore efficacia degli interventi repressivi da parte delle Forze dell’ordine. Aumentano gli arresti, passati dai 195 del 2007 ai 221 del 2008 (+13,3%) e i sequestri: dai 9.074 del 2007 ai 9.676 dello scorso anno (+6,6%), mentre diminuiscono il numero di reati ambientali (dai 30.124 del 2007 ai 25.766 del 2008), a causa, soprattutto della tendenza da parte delle Forze dell’ordine a concentrare le attività investigative sui reati di maggiore gravità, tali da determinare provvedimenti e interventi repressivi più severi, come l’arresto e il sequestro appunto.
“Il fatturato totale dell’ecomafia non è mai stato così alto ed è cresciuto a livelli record proprio nell’anno più nero per l’economia mondiale – ha dichiarato il responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, Sebastiano Venneri - Segno che il business degli ecomafiosi non conosce congiunture sfavorevoli e che quindi è necessario mettere in campo tutti gli strumenti possibili per combattere chi lucra avvelenando l’ambiente e mettendo a rischio la salute dei cittadini. Speriamo quindi, vista la disponibilità mostrata da numerosi rappresentanti di entrambi gli schieramenti politici, che questo sia finalmente il momento giusto per inserire i reati contro l’ambiente nel codice penale e per confermare la possibilità, per le Forze dell’ordine, di utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini contro gli ecomafiosi. Tutte le operazioni raccontate in questo rapporto infatti, difficilmente avrebbero potuto concludersi con successo senza l’uso di questo insostituibile strumento d’indagine.”
“La criminalità organizzata ha esteso i propri tentacoli in tutto il paese e ha avviato redditizie attività in molte aree del Nord Italia – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza -. Lo ha reso evidente un arresto che ha fatto scalpore, quello di Mario Chiesa, già protagonista di Tangentopoli, ora impegnato nel redditizio business del traffico dei rifiuti, realizzato con la collaborazione di insospettabili “colletti bianchi”: imprenditori, faccendieri e dipendenti pubblici corrotti. Le mafie si infiltrano quindi in tutti i settori economicamente vantaggiosi ed è per questo che abbiamo voluto istituire l’Osservatorio Ambiente e legalità in Abruzzo, per vigilare affinché la ricostruzione post terremoto non diventi l’ennesima occasione per fare vantaggiosi affari sporchi e pericolosi ai danni dei cittadini e dell’ambiente”.
5 Maggio 2009 - Scrivi un commento