Un confine di carta, una convenzione umana, una costruzione sociale, diventa quindi la discriminante tra la vita e la morte per un animale che non concepisce e non potrà mai concepire che una foresta, una montagna, un fiume, possano essere “separati” da linee immaginarie.
Pochi giorni dopo, il 23 aprile, a “Big Bear Lake”, in California, un orso di nome “Rocky”, cinque anni per 320 chili di peso, presente su molti set hollywoodiani, ha ucciso uno dei suoi addestratori con un morso al collo.
Non sappiamo se l’orso verrà soppresso. Una ricerca su Internet non ha dato risultati attendibili. Da molte parti ci sono state richieste di “grazia” per il povero animale che non ha fatto altro che seguire la sua natura. Ma indipendentemente da come finirà questa vicenda, questi due episodi riportano alla luce una questione purtroppo ancora troppo spesso trascurata da milioni di esseri umani.
Quella del rapporto tra specie. Ovvero del rapporto tra noi e gli altri animali. Col passare dei secoli e dei millenni abbiamo perso l’equilibrio che lega ogni essere vivente al suo contesto naturale. L’essere umano, che è un animale anch’esso, ha legittimamente seguito la sua natura che lo ha portato nel bene e nel male ad essere ciò che oggi è. Ma cammin facendo ha dimenticato le proprie origini, le ha rinnegate e ha deciso di riscrivere le regole che caratterizzano la sua specie.
Questo diventa evidente quando molti di noi ritengono che sia necessario proteggere “gli animali”. Anche i più sensibili tra noi, quindi, con queste affermazioni dimostrano di vivere le altre specie come un qualcosa di diverso, di “altro da noi”.
Con lo stesso principio cerchiamo di difendere la natura, dimenticando che noi siamo un prodotto della stessa e una sua parte fondamentale.
Noi siamo animali. Noi siamo natura. Non dobbiamo quindi proteggere né i primi, né i secondi. Dobbiamo proteggere noi stessi, i nostri fratelli delle altre specie, e la nostra madre terra dai danni che abbiamo apportato nei secoli al nostro ecosistema.
Se non lo facciamo, noi scompariremo, mentre la natura- con tutta calma – troverà nuove vie all’evoluzione.
Dobbiamo quindi capire che un orso è un orso. Un orso non è un attore di un film, non è un simpatico bestione. Non è un animale da tutelare. È un orso. È nato su questo pianeta ed è suo diritto viverci. È suo diritto non conoscere i confini tracciati dagli esseri umani sulla carta.
È suo diritto “sconfinare in Svizzera”. È suo diritto non trovarsi di fronte ad un addestratore e se ci si trova costretto, è suo diritto mordere e, purtroppo, anche uccidere.
Se noi lasciassimo fare agli orsi gli orsi, non ci sarebbero casi di uomini uccisi da loro e non ci sarebbero uccisioni di orsi da parte nostra.
Certo bisogna convivere. Certo bisogna capire che in determinati contesti gli esseri umani si debbano difendere dagli orsi. Ma ricordandoci sempre che siamo noi gli invasori. E che niente ci dà il diritto di uccidere un orso solo perchè ha varcato un confine o ha morsicato il suo carceriere.
Se non capiremo questo, non solo dimenticheremo per sempre che siamo anche noi animali, ma resteremo per sempre delle autentiche bestie.
27 Aprile 2008 - Scrivi un commento