Intanto il "siringone" della BP, che vive pericolosamente in quanto si è già spostato almeno una volta, sta prelevando circa 1000 barili al giorno, da un pozzo che ne butta fuori tra i 5000 e i 60.000 (nessuno è stato ancora capace di fornire dei dati sicuri). Praticamente una goccia nel mare.
Sul fondo del Golfo poi, c'è uno strato di greggio che, a quanto riportato, è alto decine di metri. Secondo una nave oceanografica che si trova in quei paraggi, sul fondale ci sono fuoriuscite di petrolio lunghe 10 miglia e larghe 3. Ma la BP ha negato l'autorizzazione ad ulteriori spedizioni scientifiche impegnate a stabilire cosa stia accadendo all'ecosistema.
"La risposta è no. Non faremo altri tentativi per calcolare il flusso, a questo punto. Non è rilevante per la soluzione del problema, e può distrarre dagli sforzi".
Viene da chiedersi a chi appartengano quelle acque. Ma l'idea che tutto questo petrolio si avvii nel Nordatlantico, inquinando ipoteticamente fino in Europa, è una cosa da far tremare davvero. Le responsabilità della BP saranno quelle di aver causato una catastrofe mondiale.
Non resta che aspettare che il petrolio del Golfo arrivi a lambire le falde del vulcano Eyjafjallajokul in Islanda, e abbiamo chiuso il cerchio per questo 2010.
Articolo tratto da http://petrolio.blogosfere.it
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